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Adria

Oggi è il giorno di Giulia Tessarin

Inno di Mameli, musica e prelibatezze: momento conviviale con l’esordio dell’originale amaro

Oggi è il giorno di Giulia Tessarin

E’ il giorno di Giulia Tessarin: la caporal maggior dei Lagunari, di ritorno da una missione di pace in Somalia, è l’ospite d’onore della serata promossa dalle donne adriesi di Alta, l’Associazione lagunari truppe anfibie, nell’ambito delle celebrazioni della Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze Armate.

All’evento sarà presente anche il presidente nazionale dei lagunari Pierangelo Zanotti, oltre al sindaco Massimo Barbujani e altre autorità civili. L’iniziativa gode del patrocinio della città di Adria. Prevista anche la partecipazione di fra Luca Santato perché parte del ricavato sarà devoluto a favore di quel sogno chiamato orfanatrofio che il religioso sta portando avanti a Maputo, in Mozambico.

Il ritrovo è alle 18.30 nella suggestiva cornice agreste della trattoria alla Rosa in località Passionanza. Buffet di accoglienza con sottofondo musicale sulle note di Marco Frigato direttore della Corale parrocchiale san Giacomo di Bellombra. Invece la giovane soprano Maria Margherita Ferrarese, studentessa del conservatorio Buzzolla, interpreta l’Inno di Mameli.

Alle 20 prende il via la degustazione dei piatti della tradizione polesana con prodotti locali e di stagione preparati dalle mani esperte di Maria Romana Rigoni. Il momento conviviale si concluderà con l’esordio dell’Amaro dei lagunari: prima degustazione ufficiale dopo la consegna al sindaco Bobo della prima bottiglia avvenuta qualche giorno fa a Palazzo Tassoni. Chi desidera potrà anche acquistarlo bottiglia, in questo modo 3 euro per ogni bottiglia sono destinati al progetto di fra Luca.

Un liquore nato dal recupero di un’antica ricetta della Serenissima integrata con erbe locali nostrane come artemisia volgare, altea, marrubio, finocchietto selvatico e bardana. Il risultato è un elisir particolarmente gustoso e amabile con proprietà depurative e antinfiammatorie.

Spiega lo storico Paolo Rigoni che ha effettuato accurate ricerche. “L’amaro dei lagunari – dice - ha il suo antenato nell’araq, un distillato di frutti diversi mischiato ad anice ed erbe officiali, presente anticamente nel bacino del Mediterraneo. Anche sotto altri nomi. Uno di questi ero l’ouzo greco, che Francesco Morosini, il conquistatore della Morea, importa nel 1687 da Mistra, cittadina vicino a Sparta. A Venezia, la nuova bevanda, che utilizza anche il vino avanzato nelle navi e nelle osterie, con l’aggiunta di anice ed erbe aromatiche, si diffonde in modo prodigioso con il nome di mistrà tra marinai, frequentatori dei porti, mercenari schiavoni".

"In pratica è lo spritz di qualche secolo fa. E’ il più ricercato dai fanti da mar che gli attribuivano numerose proprietà terapeutiche. Nel corso dell’Ottocento – prosegue Rigoni - l’anice si incontra con il rum, un’altra bevanda diffusa tra i marinai, così il successo del mistrà aumenta notevolmente anche per la presenza dell’artemisia, la fata verde dei poeti maledetti. Le distillerie Bonandini e Passerella, ad Adria e territori limitrofi, già dalla metà dell’Ottocento producevano e vendevano con profitto il rum&rache, il mistrà nelle sue diverse varianti”.

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