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Tribunale di Rovigo

Coimpo, chieste nuove condanne

Nel filone giudiziario relativo agli spandimenti irregolari dei fanghi sui terreni agricoli

Coimpo, chieste nuove condanne

In tribunale a Rovigo ieri si è tornati a parlare del complesso caso giudiziario “Coimpo”, dal nome dell’azienda in località America, Ca’ Emo, Adria, dove il 22 settembre del 2014 persero la vita quattro persone, fulminate da una nube gassosa tossica generatasi durante il trattamento di fanghi per la trasformazione in fertilizzanti. Di questo, infatti, si occupava l’azienda.

Per quelle quattro morti, il processo penale per omicidio colposo plurimo deve ancora essere concluso, alla luce dell’ultima sentenza, con rinvio, della Cassazione.

Ieri, tuttavia, di fronte al giudice del Tribunale di Rovigo, era al centro del procedimento penale un altro filone: quello relativo agli spandimenti abusivi di fanghi che si sarebbero verificati, secondo l'accusa, per anni sui terreni agricoli.

Secondo la ricostruzione dei Carabinieri Forestali, infatti, non sarebbero stati rispettati i dettami individuati, in sede di autorizzazione dell'attività, dalla Provincia: alcune fasi della lavorazione e del trattamento, infatti, sarebbero state tralasciate, allo scopo di massimizzare il quantitativo di prodotto trattabile e spandibile e, quindi, il profitto.

Il capo di imputazione, a questo proposito, parla di una quantità davvero ingente di fanghi, qualcosa come il contenuto di 4mila camion, finiti sui terreni agricoli tra 2013 e 2016. Questo filone giudiziario, a sua volta, si è diviso in due tronconi: il primo, celebrato con la formula del giudizio immediato, a carico dei principali imputati, è arrivato sino in Cassazione, con l’impostazione accusatoria sostanzialmente confermata, sebbene non a carico di tutti gli imputati. Sentenza, quindi, definitiva.

Ieri, in Tribunale a Rovigo, invece, erano all’esame del giudice le posizioni degli imputati di “seconda fila”, a carico dei quali non erano scattate misure. Il pubblico ministero ha domandato condanne per tutti, a pene comprese tra i tre anni e i tre anni e mezzo di reclusione. Hanno parlato anche le parti civili, mentre l’udienza è stata aggiornata per ascoltare le arringhe delle difese. La sentenza dovrebbe arrivare, da programma, il prossimo 4 febbraio.

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