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Il caso

Lavoratori Berco ancora preoccupati: “Non va abbassata la guardia”

I timori degli operai di una riapertura della procedura di licenziamento.

Lavoratori Berco ancora preoccupati: “Non va abbassata la guardia”

Lavoratori Berco ancora sulla graticola

Dopo la decisione dell’azienda Berco di Copparo, di proprietà di Thyssenkrupp, di ritirare la procedura di licenziamento, precedentemente avanzata, di 480 lavoratori del gruppo, apre, all’alba del nuovo giorno, uno scenario diverso. E i lavoratori tirano un sospiro di sollievo. Ma sembrano tristemente consapevoli che ancora non è finita. Da quell’ottobre, nel quale l’annuncio dei tagli (a personale e stipendi) si aprì come un vaso di Pandora, sono trascorse vicende e opinioni: lo sanno bene i tanti dipendenti del gruppo metalmeccanico che, nonostante il recente passo indietro di Berco, non si sentono però ancora al sicuro.

Tra i 1200 dipendenti, dei quali 200 polesani, molti sono i sospiri di sollievo, in particolar modo in prossimità del Natale, ma ancora rimangono ben spalancati gli occhi sulla vicenda. Il 25 novembre, infatti, è stato riconvocato un tavolo di confronto per affrontare quelli che rimangono gli aspetti di gestione industriale e occasionale dell’azienda, non ultime le modalità di uscita volontaria.

“Sinceramente, sono più sereno ma non bisogna abbassare la guardia: sono stati ritirati i procedimenti di licenziamento e senz’altro non ci sentiamo la forca in testa, ma sono ancora perplesso” spiega un lavoratore, seguito da un altro: “Bisognerà vedere come si evolverà la situazione dopo il tavolo dei prossimi giorni: non mi pare si sia ancora parlato di un piano di rilancio aziendale e industriale, resto sul chi va là”.

Preoccupazione condivisa anche Simone, altro dipendente polesano della Berco: “Certo, hanno ritirato la procedura ma non è cambiato nulla: come è stata ritirata, la possono lo stesso re-introdurre. Siamo in mano al nulla, la situazione non è rosea”. Continua: “Mi preoccupa che non si parli di un piano di rilancio dell’azienda: se questi posti venissero tagliati, lo stabilimento non potrà stare in piedi con solo la metà degli operai. Inoltre, chi dovesse restare, come resterebbe, come lavorerebbe in una situazione del genere?”

Ricordando la storia centenaria di un’impresa metallurgica leader del settore sia sul territorio nazionale che estero, fiore all’occhiello del made in Italy, aggiunge: “Come lavoratori ci siamo sempre fatti in quattro per garantire qualità e dedizione al nostro operato. Forse è il momento che l’azienda ritrovi quell’innovazione e quella qualità del prodotto che l’hanno resa nota, più che l’imitazione di altri concorrenti”.

La crisi Berco, infatti, non è nuova ai tanti dipendenti per via delle precedenti situazioni analoghe, “In 12 anni, questa è la quarta volta”, ricorda Simone. Anche se con un accenno di aria fresca, il panorama futuro, sempre secondo quest’ultimo: “E’ ancora nebbioso, la metà degli operai sono su una graticola. Ora non stiamo vivendo bene questo momento, siamo disperati”.

Facendo memoria del grande lavoro dei sindacati e delle istituzioni che li hanno sostenuti nel problema, Roberto Girotto, anch’esso lavoratore dello stabilimento di Copparo, evidenzia: “E’ stata vinta una battaglia ma non la guerra: un piccolo passo è stato fatto ma ora la strada è in salita. Siamo certamente più sollevati, senza la ‘pistola dei licenziamenti’ puntata però rimangono gli interrogativi anche riguardo la continuità dell’azienda. La vicenda è ancora lunga”.

Certo, l’unione d’intenti messa in moto dalle istituzioni del territorio, dai sindacati e dagli impiegati, quel fronte unito e compatto in tanti momenti delle scorse settimane, basti ricordare il vertice di lavoro a Polesella, gli scioperi e i presidi, sia davanti alla sede ferrarese, sia sotto le finestre del Ministero delle imprese e del Made in Italy a Roma, ha sortito i suoi effetti per scongiurare i licenzialmenti. Almeno per il momento.

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