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In piazza per salari e servizi pubblici

Gregnanin e Colombo: “Corteo e manifestazione in piazza Matteotti. Il Governo ci ascolti”

In piazza per salari e servizi pubblici

Finanziare la sanità, l’istruzione, i servizi pubblici, aumentare pensioni e salari, investire nelle politiche industriali. Venerdì 29 novembre, nell’ambito dello sciopero generale nazionale, anche Cgil e Uil Rovigo scendono in piazza per manifestare e chiedere il cambiamento delle manovra di bilancio, con un’intera giornata/turno di lavoro di sciopero.

La manifestazione a Rovigo scatterà alle 8.45 da piazzale Consigli (davanti alla questura), il corteo attraverserà il centro storico della città per raccogliersi poi in Piazza Matteotti dove avverranno gli interventi conclusivi dei delegati sindacali Cgil e Uil, insieme a Rita Longobardi, segretaria generale Fpl Uil.

“Chiediamo un recupero del potere d’acquisto di salari e stipendi, di recuperare l’inflazione reale di tutti gli stipendi, un lavoro più sicuro: non è possibile che, nel 2023, ci siano stati 101 morti sul lavoro in Veneto e 1.041 a livello nazionale - ha sottolineato Gino Gregnanin , segretario Uil Rovigo -, chiediamo al governo il recupero del cuneo fiscale attingendo le risorse dove, fino ad ora, non ha voluto trovarle, ovvero, dagli extraprofitti e dall’evasione fiscale. Questo governo non può continuare a fare condoni fiscali e non preoccuparsi dell’evasione”.

Tra i punti all’ordine del giorno, viene richiesto il rinnovo dei contratti nazionali di lavoro pubblici e privati, in modo da aumentare il potere d’acquisto, con detassazione degli aumenti, il rafforzamento e l’estensione della quattordicesima, nella rivalutazione delle pensioni, gli investimenti per difendere l’occupazione, anche tramite il blocco licenziamenti, un lavoro sostenibile, il ritiro del disegno di legge sicurezza e il rispetto delle libertà costituzionali.

Come ha commentato Pieralberto Colombo, segretario Cgil Rovigo: “Nonostante i tentativi di delegittimazione del sindacato, da parte di questo Governo, e i tentativi di bloccare il diritto allo sciopero garantito dalla Costituzione, manifestiamo perché non arrivano le risposte a queste tematiche. Le questioni salariali continuano a non essere affrontate. I giovani di oggi, forse, andranno in pensione a 70 anni e con cifre basse, la precarietà aumenta”.

Con la lente di ingrandimento sul territorio polesano, i due sindacati hanno fatto presente, dai dati del mese scorso, anche il preoccupante raddoppio della cassa integrazione, specie nel settore metalmeccanico, dell’automotive e della produzione tessile dell’alta moda.

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