VOCE
Ulss 5
25.11.2024 - 15:54
Interpretare ricerche di protezione da parte della vittima, instaurare un rapporto fiduciario con la stessa al fine di garantirle la massima assistenza dal punto di vista sanitario e una adeguata protezione. E’ questo l’obiettivo del protocollo aziendale di gestione delle pazienti vittime di violenza, implementato l’anno scorso da Maria Adelina Ricciardelli, direttore del pronto soccorso di Rovigo con la partecipazione delle strutture operative afferenti ai direttori del dipartimento materno infantile
“Quando una donna arriva al Pronto soccorso dichiarando di aver subito violenza, o con lesioni compatibili con atti violenti verrà prestata la dovuta attenzione e assistenza. Il personale medico ed infermieristico del pronto soccorso è stato formato nel tempo anche con corsi istituiti a livello regionale al fine di comprendere il fenomeno riguardo l’entità del problema ed acquisire la metodologia di approccio alle donne vittime di violenza - spiega Maria Adelina Ricciardelli - obiettivo principale della formazione per il personale del Pronto Soccorso è quello di saper interpretare eventuali necessità mal espresse di protezione da parte della vittima, instaurando un rapporto fiduciario con la stessa al fine di garantirle la massima assistenza dal punto di vista sanitario e una adeguata protezione secondo quanto stabilito nel protocollo di intesa”.
L’applicazione continua di un protocollo diventa sempre più necessaria se si considerano i numeri degli accessi di vittime di violenza in Pronto Soccorso, aumentate nel corso degli ultimi anni. I dati, infatti, mostrano che nel 2021 le donne vittime di violenza che hanno fatto accesso al pronto soccorso di Rovigo sono state 39 (due furono poi ricoverate); nel 2022 sono state 40 (due ricoverate) e nel 2023 ben 59, con 4 ricoveri e nel 2024 se ne sono registrati 65 compreso il coinvolgimento di tre bambini di cui due neonati vittima di violenza domestica.
Il protocollo - siglato nel 2021 - prevede che all’arrivo in pronto soccorso di una vittima di violenza, gli operatori sanitari accolgono la vittima di violenza e, una volta registrata al triage d’accesso del pronto soccorso, attribuiscono il codice colore relativo alla sintomatologia dichiarata o in base all’evidenza delle lesioni riportate; viene attivato se necessario il mediatore culturale; la valutazione medica viene effettuata in ambulatorio dedicato mantenendo la riservatezza della vittima, con raccolta dei dati anamnestici e descrizione dettagliata dell’esame obiettivo ed esecuzione degli esami diagnostici e trattamento delle lesioni riportate.
Fondamentale rimane il compito di informare e illustrare alla donna vittima di violenza il programma di tutti i sistemi di protezione; coinvolgere le strutture assistenziali previste, in particolare il centro antiviolenza provinciale di Rovigo. Nel caso di presenza, oltre che della vittima, di minori il personale di pronto soccorso si prende cura di attivare adeguati procedimenti per tutelare la madre e i minori.
“Questo protocollo, attraverso la rete territoriale costituita ed un continuo monitoraggio della applicazione e segnalazione delle eventuali criticità permette di promuovere strategie operative, condivise per la realizzazione di interventi di prevenzione e contrasto ai fenomeni di violenza nei confronti delle donne. Il nostro obiettivo è individuare le più idonee ed efficaci metodologie di intervento da adottare da parte dei soggetti coinvolti, ciascuno secondo le rispettive priorità, professionalità e ambiti di competenza - commenta il direttore generale dell’Ulss 5 Polesana, Pietro Girardi - ringrazio la dottoresssa Ricciardelli per il lavoro fatto a beneficio di tutta la comunità. L’Ulss 5 è da sempre e sempre sarà al fianco delle donne”.
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