VOCE
cgia
25.11.2024 - 12:30
Secondo l’elaborazione realizzata dall’Ufficio studi della Cgia, le spese “obbligate” sostenute mensilmente nel 2023 dalle famiglie venete - vale a dire quelle che riguardano indicativamente l’acquisto di cibo, carburante e bollette - hanno raggiunto i 1.231 euro, pari al 54,6% della spesa totale che, invece, in valore assoluto si è attestata a 2.257 euro. Nonostante superi abbondantemente la metà della spesa, la nostra quota percentuale è tra le più contenute del Paese; solo Umbria (54,3%), Lombardia (53,3) e Lazio (52,7) presentano un dato inferiore al nostro. Per quanto concerne la spesa complessiva, invece, il dato del Veneto è alquanto preoccupante. Ci collochiamo all’ottavo posto a livello nazionale; tra le grandi regioni del Nord solo il Piemonte occupa una posizione peggiore della nostra. Ricordiamo che prima della grande crisi 2008/2009, il Veneto era la regione d’Italia con la spesa mensile media delle famiglie più alta d’Italia.
Dopo il periodo del Covid e la crisi energetica che hanno caratterizzato il triennio 2020/2022, le spese “obbligate” si sono stabilizzate su soglie più elevate. A causa, sicuramente, anche del forte aumento dell’inflazione e della conseguente erosione degli stipendi che si sono verificati in questi anni, anche in Veneto molte famiglie sono state costrette a concentrare gli acquisti in particolare per “vivere” e per recarsi/tornare dai luoghi di lavoro/studio.
Scomponendo i 1.231 euro di spesa mensile obbligata riferiti alle famiglie venete, constatiamo che 519 euro sono riconducibili all’acquisto di beni alimentari e bevande analcoliche, 365 per la manutenzione della casa, bollette e spese condominiali e 347 per i trasporti, ovvero per il pieno dell’auto e per gli abbonamenti su bus/tram/metro/treni. A questi 1.231 euro vanno sommati 1.025 euro che, invece, sono ascrivibili alla cosiddetta spesa complementare, che fa salire la spesa complessiva media regionale a 2.257 euro.
Gli artigiani e i piccoli commercianti vivono prevalentemente dei consumi delle famiglie. In particolare di quelle che risiedono nelle aree in cui sono ubicate fisicamente queste piccole realtà imprenditoriali. Se gli acquisti diminuiscono e in massima parte sono destinati a “coprire” le spese “obbligate”, è evidente che anche i fatturati delle piccole realtà artigianali e commerciali ne risentono negativamente. La crisi che ha interessato tantissime botteghe artigiane e altrettanti negozi di vicinato è sicuramente ascrivibile alle tasse, al caro-affitti, alla concorrenza molto aggressiva praticata dai centri commerciali e dalla forte espansione del commercio on line, ma certamente anche dal calo dei consumi che, purtroppo, in questi ultimi 10 anni ha riguardato le famiglie meno abbienti e anche quelle che costituiscono il cosiddetto ceto medio.
Non è da escludere che, con spese “obbligate” in grado ormai di “drenare” ben oltre la metà della spesa totale delle famiglie venete, i prossimi acquisti di Natale subiscano una frenata rispetto a quanto avvenuto nel 2023. L’anno scorso, infatti, le stime indicano che in Veneto la spesa per i regali da mettere sotto l’albero è stata pari a poco più di un miliardo di euro. Quest’anno, invece, dovrebbe aggirarsi attorno ai 900 milioni di euro (-10%). Le ragioni di questa contrazione vanno ricercate nella minore disponibilità di spesa delle famiglie, a fronte delle difficoltà economiche avvertite negli ultimi mesi, e dal fatto che sempre più persone anticipano l’acquisto dei regali di Natale a fine novembre, approfittando degli sconti offerti dal Black Friday.
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