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Il personaggio

Tra fabbrica in crisi e romanzi: la storia di Simone, operaio Berco e scrittore

L'autore di “Quella maledetta rimpatriata”: “Licenziamenti? C’è preoccupazione. I colleghi sono i miei primi lettori, basta stereotipi sulle tute blu”.

Tra fabbrica in crisi e romanzi: la storia di Simone, operaio Berco e scrittore

Simone Pavanelli, residente a Canaro, da anni si divide tra il lavoro alla Berco, reparto officina, e la scrittura di romanzi: ne ha già pubblicati dieci.

Nelle librerie da qualche giorno c’è il suo nuovo romanzo, “Quella maledetta rimpatriata”, ma da oltre un mese vede il suo posto di lavoro a rischio, come centinaia di colleghi della Berco, la fabbrica di Copparo, alle prese con una crisi che oggi sarà nuovamente discussa al tavolo ministeriale. Simone Pavanelli, residente a Canaro, da anni si divide tra il lavoro alla Berco, reparto officina, e la scrittura di romanzi, ne ha già pubblicati dieci.

Simone, partiamo dall’attualità. Come vive questo momento di crisi Berco?

“Con preoccupazione, come lo stanno vivendo tantissimi colleghi. Il mio reparto, l'officina, è tra quelli interessati dagli esuberi, in pratica fra i 480 annunciati, poi ritirati, ma ancora in stand by. Se non c’è il mio posto di lavoro, c’è quello del mio collega. In pratica siamo tutti tra coloro che son sospesi”.

Par di capire che non ci sia grande fiducia nonostante i licenziamenti siano stati ritirati, almeno per ora.

“Appunto, per ora. La speranza che tutto si possa risolvere senza tagli c’è, l’ottimismo un po’ meno. Io sono in Berco da 26 anni, ho lavorato in tanti reparti, ora sono in produzione, e di crisi aziendali ne ho vissute diverse, ogni 4 o 5 anni si parla di esuberi e ci sono licenziamenti, non abbiamo più la serenità lavorativa degli anni ’90 quando essere in Berco era una sicurezza. Se andavi in banca a chiedere un mutuo, lo stipendio Berco era di per sé una garanzia. Ora non è più così, e mi dispiace perché lavorare alla Berco ha aperto a me e a tanti lavoratori molte possibilità, siamo cresciuti professionalmente, siamo stati formati, abbiamo potuto acquistare casa. Non nego, però, che molti lavoratori si stanno guardando attorno, alcuni già stanno cambiando. E’ inevitabile”.

Scrivere romanzi è anche una fuga da queste ansie?

“Non so, di sicuro scrivere fa parte della mia vita. Da sempre sono un vorace lettore di libri, poi sono passato a scrivere in un piccolo blog, sentivo di avere storie da raccontare e così dal 2007 scrivo libri, e dal 2012 pubblico. Come diceva Stephen King: ho talmente tante storie che mi urlano in testa che l’unico modo per mettere ordine è quello di scriverle”.

E non è facile dividersi tra il lavoro in fabbrica, la famiglia e la scrittura.

“Riesco ad incastrare tutto. Al lavoro faccio i turni, quindi quando faccio il pomeridiano-serale, scrivo di mattina. E poi ritengo di avere una buona memoria, quando costruisco una trama spesso elaboro e creo situazioni anche nei tempi morti, poi accendo il computer e scrivo anche per 4-5 ore di fila, anche di notte. Mi ritengo abbastanza prolifico, e sto tenendo una media di un romanzo all’anno”.

Da un paio d’anni è approdato nella casa editrice Mursia, di livello nazionale, un salto di qualità?

“Sì, l’ho cercato e devo dire che sono stato fortunato. Amo molto i libri di Fabrizio Carcano, un giorno in un suo post lessi che cercava gialli ambientati in città italiane da inserire in una nuova collana: ‘Giungla gialla’. Io avevo un romanzo pronto, glielo mandai, a lui piacque e da quel momento sono entrato nella squadra di questa collana Mursia”.

Scrivere è quindi più di un hobby.

“E’ una passione, che però deve essere affinata. Ad esempio io ho seguito un corso di scrittura on line per perfezionare la tecnica. E da quel momento nei romanzi che leggo cerco sempre di trarre insegnamenti. Seguo i consigli del mio agente, ho parlato con carabinieri e polizia per comprendere meglio aspetti e procedure del loro lavoro”.

I colleghi in fabbrica che dicono?

“Molti di loro sono miei affezionati lettori”.

Insomma basta con lo stereotipo, di qualche decennio fa, dell’operaio in tutta blu, sempre sporco di olio.

“Luoghi comuni senza senso. In fabbrica ci sono colleghi che scrivono poesie, che fanno parte di orchestre, di band, molti polistrumentisti, accaniti lettori di libri, che studiano per proprio conto testi di filosofia o teologia. Vedo molta più cultura in fabbrica che in molti altri posti. Anche perché non è più come una volta”.

E cioè?

“Ora in fabbrica occorre impostare macchinari e strumentazioni che lavorano al millimetro, serve precisione, e tanta formazione”.

E alla Berco?

“Io, come me molti colleghi, ho fatto il carrellista, sono stato al reparto tempra, alle maglie, ora sono in produzione per realizzare parti di cingolati. Con l’azienda abbiamo seguito corsi di formazione. Purtroppo, se devo segnalare una mancanza, è il fatto che l’età media dei lavoratori è tra i 45 e i 50 anni, c’è stato poco ricambio generazionale. E a lungo andare potrebbe essere un problema, anche per questo motivo fra i dipendenti non gira grande ottimismo per il futuro”.

Qualcuno potrebbe dire, vabbè Simone può fare lo scrittore…

“Ma mica si campa, mica si mantiene la famiglia. Scrivere romanzi è una passione, di certo non ci si arricchisce, a meno di non vendere centinaia di migliaia di copie. Se alla Berco dovesse andare male dovrò fare come centinaia di colleghi, ossia cercare un altro posto di lavoro”.

Senza smettere di scrivere.

“Ovvio, c’è già in fase di valutazione un mio nuovo romanzo, e sto già impostando quello successivo. Cerco sempre di trovare qualcosa di stuzzicante per le mie storie, ad esempio il prossimo libro sarà ambientato ai tempi della Resistenza. E cerco sempre di dare ambientazioni locali. ‘Quella maledetta rimpatriata’, ad esempio, è ambientato a Stienta, con i protagonisti alle prese con una misteriosa aggressione. Son già in programma presentazioni e firmacopie nelle librerie, a Rovigo, poi a Rubano e in giro per il Veneto. Sempre conciliando i tempi con lavoro e famiglia”.

E oggi a Roma il futuro della Berco e di centinaia di lavoratori potrebbe essere ad una svolta.

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