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lavoro
27.11.2024 - 06:31
Sindacati: la contrattazione interna non si tocca. Se non ci saranno 400 uscite volontarie che succederà?
La crisi Berco non è affatto chiusa. L’annuncio dell’accordo raggiunto l’altro giorno al ministero, dopo sei ore di confronto fra sindacati e azienda, è solo l’inizio di un percorso negoziale che non si annuncia per niente facile. In sostanza l’intesa prevede che l’azienda metta sul piatto un incentivo (57mila euro lordi a lavoratore) alle dimissioni volontarie, per un massimo di 400 dipendenti, entro il 16 gennaio 2025. Un modo per evitare il licenziamento collettivo.
Gli esuberi alla fabbrica di Copparo (1.200 dipendenti circa e alcune centinaia polesani) così scendono da 480 a 400 e fino al 16 gennaio si valuterà quanti operai sono pronti ad andarsene in cambio della buonuscita. Ma poi? Se le uscite volontarie saranno meno di 400, torneranno in campo i licenziamenti? Senza contare che lavoratori e sindacati non sono disposti a rivedere la contrattazione aziendale, come chiesto dalla dirigenza Berco, perché, dicono gli stessi lavoratori, “quel che abbiamo ottenuto in 70 anni di rivendicazioni non può diventare merce di scambio”.
Insomma la vicenda Berco è tutt’altro che chiusa ((il costo di 400 potenziali esuberi volontari costerebbe all’azienda quasi 23 milioni). Per ora è stato scongiurato il trauma, dal forte impatto sociale, di 480 tagli, ma questa possibilità è ancora sul terreno. Senza considerare il fatto che nelle scorse settimane era anche stato osservato che in caso di un ridimensionamento così marcato il futuro stesso della fabbrica ne potrebbe risentire.
Il confronto fra Cgil, Cisl, Uil e Berco, lunedì scorso è durato circa 6 ore. Ieri, invece Fiom, Fim e Uilm hanno diffuso una nota per spiegare che “obiettivo dell'incontro per il sindacato era confermare che l'azienda rinunciasse ai licenziamenti unilaterali, ottenendo così un periodo di gestione nel quale i licenziamenti, che sono previsti unicamente per il sito di Copparo, potranno essere effettuati su base volontaria (principio della non opposizione) e a fronte di un riconoscimento economico di 57.000 euro a lavoratore comprensivi del periodo di preavviso. L'arco temporale entro cui i lavoratori potranno formalizzare la loro adesione è il 16 gennaio 2025”.
I sindacati hanno anche ribadito “la loro contrarietà alla disdetta dell'accordo integrativo aziendale e pertanto, da subito ed entro il 16 gennaio, si avvierà un tavolo di confronto per salvaguardare il salario dei lavoratori ed affrontare le prospettive future del gruppo. Qualora questo non dovesse portare risultati agiremo in base a quanto la normativa vigente ci da come possibilità”. E ancora: “Non riteniamo conclusa la vicenda Berco, siamo ancora più convinti che serva, nelle fasi future, il supporto di tutti i lavoratori per rivendicare la dignità del lavoro all'interno del gruppo”. La battaglia sindacale, quindi, non è ancora archiviata, saranno due mesi caldi.
Al vertice al ministero dello sviluppo aveva partecipato anche Valeria Mantovan, assessore regionale al lavoro del Veneto: “È stato raggiunto un primo importante risultato che esclude i licenziamenti unilaterali avviando una procedura di fuoriuscita dei lavoratori su base volontaria e incentivata, che sarà anche assistita da percorsi di ricollocamento. Auspico che il confronto tra azienda e organizzazioni sindacali possa condurre a soluzioni in grado di favorire il rilancio e lo sviluppo dell'azienda. Come Regione manteniamo alto il livello di attenzione e dichiariamo la massima disponibilità a supporto delle parti. Ci aspettiamo tuttavia che l’azienda costruisca e condivida un piano industriale di rilancio che non potrà prescindere dal mantenimento di una solida base produttiva nei nostri territori”.
Sul tema ieri è intervenuto anche il senatore Bartolomeo Amidei: “Dopo il ritiro del licenziamento dei 480 lavoratori della Berco, ieri al ministero del Made in Italy è stato raggiunto l'accordo che prevede che i dipendenti interessati saranno incentivati a lasciare l'azienda volontariamente. Si tratta della conclusione di una vicenda che mostra l'impegno del governo e del ministro Urso nell'interesse dei lavoratori. L'esecutivo Meloni ha saputo intervenire con fermezza in una situazione difficile. Questa azione testimonia la vicinanza e il sostegno concreto che le istituzioni hanno garantito ai lavoratori”.
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