VOCE
SINDACATI
29.11.2024 - 22:00
Quasi mille lavoratori in corteo per le vie del centro città. Cgil e Uil venerdì mattina hanno manifestato “per cambiare la manovra di bilancio”. Gli organizzatori parlano di “900-mille persone” alla manifestazione che, dal piazzale della questura, su viale Tre Martiri, ha tagliato in due il centro per arrivare a piazza Matteotti, dove, verso le 11, si sono tenuti gli interventi finali dei segretari confederali.
Alte le percentuali di adesioni allo sciopero, che nelle principali aziende metalmeccaniche ha toccato valori compresi “tra il 70% e il 90%”, dicono dalla Cgil. “Siamo soddisfatti - la valutazione di Pieralberto Colombo (Cgil) e Gino Gregnanin (Uil) - soprattutto per l’adesione di settori nuovi o che comunque in altre occasioni avevano fatto segnare partecipazioni minori”. E’ il caso - sottolineano ancora dai sindacati - “dei lavoratori Amazon, che hanno coraggiosamente scioperato per la prima volta, con circa 70 adesioni. Segno - continuano dalle segreterie - che le nostre critiche alla manovra proposta dal governo sono condivise da tantissime persone, sia per quanto riguarda le condizioni di lavoro che per le ricadute sulla società nel suo complesso. La nostra opposizione a questa manovra, infatti, non è ideologica ma ben circostanziata”.
Nel dettaglio, il sindacato contesta come “anche nella nostra provincia l’80% delle nuove assunzioni avviene con contratti precari. Il tutto mentre il ricorso alla cassa integrazione, negli ultimi 18 mesi, è più che raddoppiato, soprattutto in settori chiave per il nostro territorio, come il metalmeccanico e il tessile. Come sindacati - proseguono le due sigle che hanno dato vita allo sciopero di venerdì - abbiamo proposto in quei settori un nuovo blocco dei licenziamenti, per non lasciare indietro nessuno, e nuovi ammortizzatori sociali, riqualificando al contempo le persone”.
Per Cgil e Uil, come detto, al centro della mobilitazione di venerdì c’è anche “la lotta alla precarietà, di cui il governo non si occupa, negando il problema. E ancora peggio si propone il collegato al lavoro che liberalizza precarizzando ulteriormente il lavoro in somministrazione”. Non manca, infine, un passaggio sulle pensioni, argomento su cui i due sindacati lamentano “un altro nulla di fatto. E ancor meno per le nuove generazioni, per le quali si peggiora persino la condizione. Con le altre restrizioni introdotte soltanto pochissimi lavoratori potranno andare in pensione prima della vecchiaia. Tutte questioni di merito, quindi - concludono i due segretarti - che toccano la carne viva delle persone, altro che scioperi ideologici, e su cui se non saremo ascoltati continueremo la lotta e la mobilitazione collettiva, sapendo che insieme, con la forza delle nostre idee, possiamo davvero cambiare in meglio la condizione sociale ed economica di tante lavoratrici e lavoratori, di tanti giovani e tanti pensionati”.
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