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adria in lacrime

"Tutti ti abbiamo voluto bene, tutti ti ricorderemo"

Stadio Bettinazzi pieno per l'addio a Sante Longato

Era gremito lo stadio Bettinazzi di Adria, come (e anche più) quando la “sua” Adriese gioca gare decisive di campionato. Stavolta, però, sul rettangolo verde non c’era nessuna partita, bensì la bara di una leggenda granata andatasene troppo presto e all’improvviso, domenica scorsa a Carlino in provincia di Udine, a causa di un maledetto malore mentre guardava dalla tribuna l’Adriese sfidare il Cjarlins Muzane. Un feretro abbracciato da un muro umano di amore e lacrime.

Non poteva esserci altro posto al mondo per dare l’ultimo saluto allo storico direttore generale granata Sante Longato, il cui funerale è stato celebrato ieri pomeriggio nel suo stadio davanti a svariate centinaia di persone, molte delle quali tifosi di un’Adriese che “Nico” nei suoi tanti anni in granata ha contribuito a far salire 5 volte di categoria, costruendo sempre squadre all’altezza. All’altezza come i valori che, anche al di là del calcio, Longato ha saputo rivestire e trasmettere nei suoi 72 anni di vita, tra famiglia, azienda e amicizie, da autentica colonna adriese quale era.
Così, nel nome del suo carattere poliedrico, a salutarlo per l’ultima volta e a stringersi attorno alla famiglia e alle figlie Lara, Elena e Giulia, non c’era soltanto il mondo del calcio polesano e regionale, con in testa la sua Adriese al gran completo e tanti granata del passato (compresi i capitani degli ultimi anni, Colman Castro, Ballarin, Pagan e Gioé, oltre ad allenatori cui ha dato fiducia come Garbin, Augusti, Mattiazzi e Florindo), ma anche uno smisurato numero di amici.

Tra i quali, a trovare la forza di parlare pubblicamente, oltre a Sabrina Guarnieri e a Pietro, giunto fin dalla Polonia, c’era il sindaco Massimo Barbujani, che di Longato era amico di vecchia data e che assieme a lui negli ultimi tempi stava ragionando su come ammodernare il Bettinazzi.

“Sembra strano vederti qui, Nico - ha detto commosso Barbujani - quando venerdì scorso dal municipio abbiamo fatto un pezzo di strada insieme, durante il quale mi hai raccontato le ambizioni del presidente Scantamburlo. Un modo di porsi schietto che conoscevo da 40 anni e che ultimamente ci aveva portati a parlare di come sistemare lo stadio, la cui tribuna centrale sarà intitolata entro brevissimo tempo alla figura di Longato. Era una persona buonissima e generosa, un abile tessitore che riusciva sempre a trovare una soluzione, anche nelle situazioni più difficili. Tutti gli abbiamo voluto bene e porteremo un bel ricordo di lui”.

Struggente il messaggio delle tre figlie e della famiglia: “Ti chiamavano in tanti modi, Sante, Nico o Mandola, ma per noi eri solo papà. Ci hai sempre trasmesso sicurezza facendoci sentire amate, insegnato ad affrontare le sfide col sorriso, a non arrendersi alle difficoltà e ad evitare i conflitti inutili, a guardare al futuro con ottimismo. Ma forse, il consiglio più prezioso che ci hai dato è che la vita è un viaggio bellissimo che va gustato giorno per giorno, da assaporare con profondità e spensieratezza, circondati da persone sincere che ci amano davvero”.

Poi il mondo granata, dal vicepresidente Roberto Scantamburlo a capitan Nicolò Montin, fino ad una delegazione di tifosi della Gradinata Est. Infine la toccante omelia, celebrata dal parroco della Cattedrale don Nicola Brancalion. Infine, tutti in campo con in sottofondo “La sera dei miracoli” di Lucio Dalla, per salutare Sante un’ultima volta e stringersi in un abbraccio comune in compagnia, come lui stesso avrebbe voluto.

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