VOCE
il caso
18.12.2024 - 13:22
In un mondo sempre più interconnesso, dove le distanze fisiche si annullano grazie alla tecnologia, emergono anche pericolose insidie che minacciano i più vulnerabili. È il caso di una ragazzina di soli tredici anni, vittima di un crudele adescamento online che ha portato all'arresto di quattro uomini. L'episodio, che ha avuto inizio su una piattaforma di giochi online, si è trasformato in un incubo di violenza sessuale e minacce, rivelando le ombre oscure che possono celarsi dietro lo schermo di un dispositivo elettronico.
Tutto ha avuto inizio con l'intuizione di una madre attenta, che ha notato comportamenti insoliti nella figlia. La giovane, infatti, intratteneva conversazioni inappropriate con un individuo molto più grande di lei. La denuncia della madre ha innescato un'indagine condotta dal Nucleo Investigativo dei carabinieri di Viterbo, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Roma. Le indagini hanno svelato una situazione allarmante: la ragazzina era stata adescata tramite un'app di giochi online, Roblox, e successivamente costretta a scaricare altre applicazioni di incontri e messaggistica, come WhatsApp e Telegram, per facilitare i contatti con i suoi aguzzini.
L'inchiesta ha portato alla luce un quadro ancora più inquietante: non uno, ma ben quattro uomini erano coinvolti nell'adescamento della giovane. Fingendosi coetanei, questi individui hanno guadagnato la fiducia della ragazza, per poi costringerla a produrre materiale pedopornografico e a partecipare a videochat sessuali. Questi atti, dal punto di vista legale, configurano una violenza sessuale aggravata, un crimine che ha lasciato cicatrici profonde nella giovane vittima.
Il modus operandi degli aguzzini era subdolo e ben orchestrato. Dopo aver stabilito un contatto iniziale, i messaggi si sono rapidamente trasformati in conversazioni a sfondo sessuale. Gli uomini hanno utilizzato app di incontri come Connected e Boo, raccomandando alla ragazza di mantenere il segreto con i genitori. Ogni tentativo di ribellione da parte della giovane veniva soffocato da minacce di divulgazione del materiale compromettente, un ricatto psicologico che ha gettato la ragazza in uno stato di prostrazione e paura.
Gli arresti si sono svolti a Ferrara, Viterbo, Napoli e Torino.
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