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Le pensioni polesane in picchiata

In provincia di Rovigo sono 15.000 i pensionati che sopravvivono, con un assegno fino a 750 euro al mese”

Le pensioni polesane in picchiata

Negli ultimi dieci anni le pensioni dei polesani, le più tassate d’Europa, hanno perso il 15,7% del potere d’acquisto (dati certificati dall’Inps): mentre l’inflazione galoppa, gli assegni rimangono al palo. Oltre il danno, la beffa. Nella legge Finanziaria in discussione in questi giorni è previsto un aumento di 3 euro relativamente alla minima.

Stando agli ultimi dati Istat, in provincia di Rovigo sono 15.000 i pensionati che vivono, o meglio sopravvivono, con un assegno fino a 750 euro al mese (il 25% del totale dei pensionati, che in Polesine sono circa 60.000). “Numeri, questi, che impongono una seria riflessione - sottolinea il presidente di Anp (Associazione nazionale pensionati) Cia Rovigo, Doriano Bertaggia - Il Governo può e deve trovare la quadra per aumentare le pensioni minime almeno a 800 euro al mese. Dopo aver lavorato una vita, spesso gli agricoltori devono addirittura decidere se mangiare o curarsi”. La Legge di Bilancio alla stregua di una “scatola vuota”: dimentica ancora una volta i pensionati e non finanzia a sufficienza la sanità.

“Nello specifico, mancano adeguate risorse a favore della non autosufficienza - aggiunge Bertaggia - Con la conseguenza che le famiglie con parenti invalidi vengono lasciate sole. In agenda pure un depotenziamento della carta dedicata per l’acquisto dei beni di prima necessità a beneficio dei meno abbienti”. E’ poi assente ogni riferimento all’Ape sociale per gli agricoltori, a cui non viene riconosciuto la condizione di “lavoro usurante”; si conferma inoltre l’Opzione donna in formato selettivo, come l’anno scorso, già considerata non conveniente se non addirittura punitiva verso le lavoratrici.

“Sulla sanità prosegue la tendenza al definanziamento, quando bisognerebbe invece investire per uscire dall’emergenza e migliorare le strutture ospedaliere, istituire più case di comunità e affrontare il tema del personale sanitario, oggi carente nel numero, migliorandone le condizioni di lavoro a cominciare dagli stipendi”. Tante, dunque, le criticità rilevate da Anp Cia Rovigo. E a rimettercene sono, al solito, le fasce deboli. “Auspichiamo che il Parlamento modifichi gli orientamenti attuali su pensioni, sanità e politiche sociali al fine di garantire diritti e dignità, in particolare ai più fragili”, conclude il presidente Bertaggia.

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