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una città in lutto

“Addio Chiara, guaritrice ferita”

Aveva scelto di aiutare gli ultimi. Il parroco: “Il testamento che lasci è qualcosa di immenso”

 “Condividere le giornate con te è stato un regalo inestimabile. Sarò per sempre grata per il tempo che abbiamo passato assieme. Pensarti oggi fa male. Ci eravamo fatti delle promesse: invecchiare assieme, aprire uno studio, goderci la vita, perché, come dicevi tu, ce lo meritavamo. Ma, oggi, sono qui, per farti una nuova promessa: ti porterò con me in quello che farò, per fare fiorire quello che mi hai insegnato: sarò i tuoi occhi quando vedrò qualcosa che ti sarebbe piaciuto, perché, come dicevi tu, chi si è voluto bene non si lascia mai”.

La mazzata, quella che infrange anche le ultime difese, arriva quando prende la parola Benedetta, amica di Chiara Moscardi, 26 anni, giovane psicologa, che aveva scelto di seguire, assistere e proteggere i fragili, morta in un tremendo incidente sull’autostrada A4 mentre era in servizio.

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Un colpo di grazia che si abbatte su oltre mille persone, divise tra il dolore per la perdita, l’amore per una persona speciale e la consapevolezza che non sarà possibile dimenticarla. Servono tre luoghi per contenerle tutte: la chiesa di San Bortolo, che piccola non è, ma nella quale è impossibile entrare da ben prima del funerale; il piazzale antistante, ancora più ampio e altrettanto pieno; e il teatro di San Bortolo, dove era possibile non solo seguire la messa, ma anche ricevere la comunione.

E il valore di Chiara, il suo essere speciale, emerge non solo dai numeri dei presenti, ma anche dal fatto che provenissero da ambiti, mondi, settori completamente diversi tra loro. A unirli, lei.

“Chiara - ha ricordato il parroco don Andrea - questo presepe davanti a te lo conosci bene: per te non è fatto né di carta né di gesso, tu ne hai fatto carne. Insieme a Leonardo, i poveri pastori li hai incontrati ogni giorno, li hai amati e te ne sei appassionata a tal punto da dimenticarti di te stessa, per loro. Sono diventati il tuo studio, la tua professionalità, la tua terapia. I poveri pastori hanno il volto del bambino disabile, del senza volto e senza casa che vive per strada, del tossico che si è alienato dal mondo e da se stesso (...) Tu hai dato la possibilità di nascere e di rinascere, sei stata ‘ostetrica’ della vita. Chiara, tra infinite mille altre professioni, che tutte avresti potuto seguire con la tua intelligenza, ne hai scelta una, hai scelto di essere un ‘guaritore ferito’. Hai scoperto che la vita ha senso quando cominci a viverla per qualcuno. Tu ti sei compromessa, ti sei sporcata le mani, non sempre sei stata compresa, hai ascoltato, hai camminato lungo le strade buie ai margini, sul crinale. Grazie Chiara, è un testamento spirituale immenso, è la bellezza a uscire oltre confine, è la bellezza della strada”.

Una città intera ha voluto abbracciare il papà Alberto, la mamma Rosita, il fratello Matteo. C’erano i rugbisti di varie generazioni, dai veterani degli anni d’oro alle nuove leve. E’ arrivato persino, dall’altro emisfero, il messaggio di cordoglio di Tito Lupini, storico Bersagliere, sudafricano. C’erano le autorità, c’erano le istituzioni.

C’era, soprattutto, Rovigo, con tanti giovani. Il lascito di Chiara è, soprattutto, per loro. Amare è possibile, amare e proteggere i fragili si può. E’ difficile, è bello, è immenso. Ciao Chiara.

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