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"Voleva avvelenare anche il compagno"

proseguono le indagini sulla Oss sospettata per la morte di vari anziani

La doppia vita di Paola Pettinà: dalla cura alla minaccia

È il 14 marzo 2024, un giorno che sembrava come tanti altri a San Pietro in Gu, un tranquillo comune in provincia di Vicenza. Ma per Giovanni Domenico Moletta, quel giorno si trasforma in un incubo. La sua compagna, Paola Pettinà, chiama il 118 in preda al panico, sostenendo che Moletta, nel giro di pochi minuti, ha iniziato a mostrare segni di grave malessere.

La scena che si presenta ai soccorritori è inquietante: l'uomo è incapace di parlare correttamente e di mantenere l'equilibrio. La tempestività dell'intervento medico si rivela cruciale. Moletta viene trasportato d'urgenza in ospedale, dove i medici scoprono che i suoi sintomi sono dovuti a un'overdose di benzodiazepine, un potente sedativo. La somministrazione di flumazenil, un antidoto specifico, conferma la diagnosi: si tratta di un'assunzione incongrua di psicofarmaci.

La vicenda di Moletta non è un caso isolato. Paola Pettinà, 46 anni, è già sotto i riflettori delle autorità per sospetti ben più gravi: è accusata di aver narcotizzato e ucciso almeno quattro anziani di cui si prendeva cura. Tra questi, spicca il caso di Alessandra Balestra, madre di Moletta, deceduta il 31 agosto 2023 mentre era assistita dalla Pettinà. La sua salma sarà riesumata per ulteriori accertamenti. La comunità di San Pietro in Gu è sconvolta. I vicini di casa e i conoscenti della coppia non avrebbero mai immaginato che la donna, apparentemente premurosa e affidabile, potesse essere coinvolta in azioni così terribili.

Le indagini rivelano dettagli inquietanti. Moletta racconta che, poco prima di sentirsi male, la compagna gli aveva offerto un bicchiere d'acqua, sostenendo che contenesse Supradyn, un integratore multivitaminico. Tuttavia, i consulenti tecnici dimostrano che il Supradyn non è disponibile in forma liquida, ma solo in compresse rivestite o effervescenti, rendendo impossibile la versione fornita dalla Pettinà. La donna, descritta come un'assuntrice abituale di Xanax, sembra aver orchestrato un piano per avvelenare il compagno, utilizzando la sua conoscenza dei farmaci per mascherare il tentato omicidio come un incidente.

La notizia dell'arresto di Paola Pettinà ha scosso profondamente la comunità locale. La coppia viveva in un'elegante palazzina a San Pietro in Gu, dove avevano accolto anche i genitori e la figlia di Paola. Ora, Moletta ha deciso di trasferirsi temporaneamente a Vicenza, dalla sorella, cercando di allontanarsi da un ambiente che è diventato teatro di un dramma personale e pubblico. La Pettinà è attualmente detenuta a Verona, con la custodia cautelare confermata dal giudice.

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