VOCE
GIUBILEO
29.12.2024 - 19:33
Il vescovo Pierantonio inginocchiato sulla soglia della porta della Cattedrale, ai piedi della Croce che tiene in mano: è stato questo il momento spiritualmente e simbolicamente più significativo dell’apertura dell’Anno Santo della speranza in diocesi. La solenne cerimonia si è svolta ieri pomeriggio ed ha visto una larga partecipazione di presbiteri e fedeli.
La città era rappresentata dal sindaco Massimo Barbujani affiancato dal presidente del consiglio comunale Fortunato Sandri, quindi diversi assessori e consiglieri comunali, oltre al gonfalone.
Primo atto nella basilica della Tomba con la lettura della bolla pontificia di indizione del Giubileo “Spes non confundit”, ovvero la speranza non delude. Subito dopo il vescovo si è recato al fonte battesimale per la benedizione dell’acqua per poi procedere con l’aspersione su tutto il popolo. Quindi è andato al cero pasquale per prendere la luce e così, a catena, si sono accese tutti i flambeaux per dare avvio alla processione con la partecipazione della Confraternita del Santissimo Sacramento di Concadirame.
Il corteo religioso ha attraversato tutta l’asta del corso fino alla Cattedrale: il vescovo ha sostato in preghiera inginocchiato prima di accedere, quindi si è accostato per dare il benvenuto a quanti stavano entrando.
Nell’omelia ha ricordato che “il giubileo è un tempo di grazia che ci viene offerto per recuperare il nostro rapporto con il Signore”.
Focalizzando l’attenzione sulla diocesi, Pierantonio ha osservato che “di fronte ai cambiamenti in atto siamo tentati di pensare che non abbiamo più chance e che la causa della fede e del Vangelo è persa in partenza: di qui lamentela, pessimismo, rassegnazione, nostalgia del passato. Ma questo cambiamento d’epoca non è la fine dell’esperienza cristiana, ma solo di un certo modo di essere cristiani e di fare chiesa: se ci radichiamo nuovamente in Cristo e nel suo Vangelo possiamo essere protagonisti di un percorso nuovo di vita cristiana”.
Quindi un severo ammonimento per arrivare “alla riconciliazione all’interno della comunità cristiana: mi riferisco in particolare al presbiterio, ai rapporti all’interno delle singole comunità parrocchiali, tra parrocchie vicine, tra gruppi e associazioni. A prescindere da situazioni di conflitto, che pure purtroppo esistono, vedo tanta difficoltà a mettere da parte il protagonismo individuale e di gruppo per lavorare insieme. Il Giubileo – ha concluso - ci spinga a mettere da parte pregiudizi e incomprensioni per realizzare una vera comunione di intenti e di opere”.
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