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Siamo delle multinazionali: il 40% del fatturato è loro

E danno lavoro al 22% della popolazione

Pickeristi e carrellisti, gettonati per Amazon

Un magazzino Amazon (foto di repertorio)

Nonostante il Veneto continui a essere una regione caratterizzata da un forte tessuto di piccole e medie imprese, l'impatto economico e occupazionale delle multinazionali, sia italiane che estere, è sempre più significativo. Tuttavia, tale impatto risulta mediamente inferiore rispetto ai risultati ottenuti dalle altre principali regioni del Nord Italia. In questo contesto, emerge un crescente interrogativo: le multinazionali contribuiscono realmente al sistema fiscale italiano? I pochi dati statistici disponibili sembrano indicare che, grazie a pratiche sistematiche di elusione fiscale, il loro apporto alle finanze pubbliche appaia piuttosto esiguo. L’analisi che ne consegue è stata realizzata dall'Ufficio studi della Cgia.

 fronte di oltre 1.780.000 addetti presenti in Veneto, ad esempio, gli occupati nelle multinazionali (siano esse estere o italiane presenti nella nostra regione) sono 391.300, pari al 22 per cento del totale regionale. La media nazionale è pari al 20 per cento. Tra le principali regioni settentrionali, tale quota sul totale occupati regionali sale al 22,4 in Liguria, al 24,4 in Emilia Romagna, al 25,1 in Friuli Venezia Giulia, al 25,3 in Piemonte e al 27 per cento in Lombardia. Se, invece, parliamo di fatturato, il dato annuo riferito al sistema produttivo del Veneto è di 429,5 miliardi di euro, mentre la quota riconducibile alle big company è di quasi 172 miliardi di euro.

Ciò vuol dire che il 40 per cento del fatturato prodotto dalle imprese private in Veneto è riconducibile alle multinazionali italiane o estere che hanno delle società controllate che operano nella nostra regione. Il dato medio nazionale è del 45,7 per cento. Su base regionale, tale dato è del 42,9 in Emilia Romagna, sale al 43,2 in Piemonte, al 49,8 in Friuli Venezia Giulia, al 51,8 in Liguria e al 52,6 per cento in Lombardia. Purtroppo non ci sono dati statistici in grado di dirci quante sono le sedi delle multinazionali presenti in Italia e nemmeno la loro distribuzione territoriale. Gli unici dati disponibili sono riferiti alle unità locali. Ebbene, in Veneto le multinazionali estere e quelle tricolori presentano 15.272 unità locali, mentre il dato regionale complessivo è pari a 435.407; pertanto l’incidenza è del 3,5, contro una media nazionale del 2,8 per cento. A livello territoriale, infine, in Liguria il 3 per cento è riconducibile a queste grandi holding, in Emilia Romagna il 3,4, in Piemonte il 3,7, nella Provincia Autonoma di Bolzano il 4,1, in Lombardia il 4,2 e in Friuli Venezia Giulia - che possiede il record nazionale - la quota è del 4,4 (vedi Tab. 1, Tab. 2 e Tab. 3). A segnalarlo è l’Ufficio studi della CGIA.

Secondo l’Area Studi di Mediobanca, nel 2022 le società controllate dalle prime 25 multinazionali del web presenti in Italia hanno fatturato  ben 9,3 miliardi, ma hanno pagato all’erario solo 206 milioni di euro di imposte. Purtroppo, non ci sono altre statistiche in grado di dimensionare il gettito fiscale versato dall’intero universo delle multinazionali presenti nel nostro Paese. L’unico dato aggiuntivo in grado di fotografare con una maggiore precisone queste realtà è di fonte Istat: il numero delle multinazionali estere presenti in Italia attraverso delle società controllate ammonta a 18.434.

Siano essi persone fisiche o società, molti contribuenti italiani si sono trasferiti in particolare a Montecarlo e in Lussemburgo. Infatti, circa 8mila connazionali hanno deciso di trasferire la residenza nel Principato di Monaco per via delle tasse zero sul reddito e sugli immobili. Tra questi ci sono grandi imprenditori, sportivi e celebrità dello spettacolo. Nel Granducato del Lussemburgo, invece, possiamo trovare ben sei banche italiane, una cinquantina di fondi d'investimento, vari istituti assicurativi e molte multinazionali nazionali e straniere che operano nel nostro territorio. Si stima che grazie ai super-ricchi con la residenza all’estero e alle manovre borderline delle multinazionali e dei grandi gruppi industriali che si rifugiano nei paradisi fiscali di tutto il mondo, ogni anno “sfuggono” all'erario italiano circa 10 miliardi di euro.

Ogni volta che si parla di paradisi fiscali, ci viene subito in mente qualche isola sperduta nei Caraibi. In realtà sono micro-Stati molto più vicini a noi di quanto pensiamo; i più importanti sono praticamente dietro l'angolo. Secondo uno studio recente del World Inequality Lab, i primi cinque paradisi fiscali al mondo sono il Principato di Monaco, il Granducato del Lussemburgo, il Liechtenstein e le Channel Islands che sono situate nel canale della Manica. Solo al quinto posto troviamo le Bermuda, che sono l'unico paradiso fiscale non europeo di questa black list. Questi posti hanno pochissimi abitanti, ma vantano redditi pro capite che non hanno eguali nel resto del mondo.l Governo n. 90, novembre 2023.

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