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rovigo
09.01.2025 - 19:33
Anche la Cgil di Rovigo interviene sul caso Ecopol. Il segretario Pieralberto Colombo spiega che “La notizia di assoggettare alla valutazione d’impatto ambientale il progetto Ecopol per la trasformazione dell’impianto di stoccaggio di via Amendola in un sito che potrà trattare terreni contaminati è una notizia positiva; non fosse altro perché molti cittadini del nostro territorio, insieme a varie associazioni (Cgil compresa), avevano chiesto a gran voce che questo avvenisse, data la delicatezza della questione per tutela dell’ambiente e salute pubblica”.
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Ciò non attenua però alcune preoccupazioni “su quali siano davvero le vocazioni del nostro territorio su cui investire in termini di progettualità nei prossimi anni. In una parola cosa pensiamo la nostra provincia possa diventare. Da tempo come Cgil, insieme a Cisl e Uil, diciamo che lo sviluppo del Polesine, in una logica di area vasta, deve guardare anche a nuovi insediamenti produttivi che abbiano però come priorità la qualità dell’occupazione ed ancor prima la compatibilità ambientale".
"Da qui nascono le forti preoccupazioni che come Cgil ci sentiamo di esprimere: oltre alla vicenda Ecopol, negli ultimi mesi abbiamo assistito ad un proliferare di richieste di autorizzazioni da parte di Aziende per trattamenti di rifiuti, fanghi. Basti pensare agli ultimi due casi di Loreo e Cà Matte tra Sarzano e Villadose. Richieste sulle quali l’attenzione alla salvaguardia dell’ambiente dovrebbe essere massima. Quasi inutile purtroppo ricordare ancora una volta la tragica esperienza della Coimpo”. Per Colombo “sembra invece di tornare indietro di anni dove il Polesine, per ragioni di spazi fisici ma anche socio-economiche, era oggetto di ‘attenzioni’ per l’insediamento di attività a forte rischio di impatti ambientali negativi. Questo deve essere evitato in ogni modo. Non può neppure valere ad ogni costo la ragione che il Polesine per proprie caratteristiche possa diventare un distretto energetico”.
Come Cgil “abbiamo sempre sostenuto e proposto che non si possa riproporre nel nostro territorio il drammatico conflitto tra lavoro e salute ma si debba lavorare in sinergia per creare le condizioni di uno sviluppo di qualità che sappia coniugare salute, ambiente e lavoro. Solo così potremo dare un contributo vero per il rilancio del territorio, rendendolo attrattivo”.
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