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Rapito e torturato dalla baby gang

Verona sotto choc, cinque giovani a processo per un'aggressione brutale

Verona sotto shock: la violenza della baby gang "Qbr" e il dramma di un giovane traditore

Il 29 agosto 2023, una data che Verona non dimenticherà facilmente, segna il giorno in cui un ventenne di origini indiane è stato vittima di una brutale aggressione da parte di cinque ex membri della famigerata baby gang "Qbr". Il giovane, colpevole di aver abbandonato il gruppo criminale e di aver collaborato con la polizia, è stato sequestrato e torturato in aperta campagna. La violenza subita è stata tale da lasciare un segno indelebile non solo sul corpo della vittima, ma anche sulla coscienza collettiva della città.

Il ventenne - secondo le attuali ricostruzioni - aveva osato sfidare la legge del silenzio, denunciando i suoi ex compagni per sequestro di persona e tentata estorsione. Un atto di coraggio che, agli occhi della gang, rappresentava un tradimento imperdonabile. La spedizione punitiva è stata organizzata con precisione: il giovane è stato attirato in un parcheggio, aggredito e poi caricato su una Mercedes per essere portato in un luogo isolato.

Una volta giunti in campagna, la violenza è esplosa in tutta la sua crudeltà. Il giovane è stato costretto a spogliarsi, legato e torturato con un ago infilato sotto le unghie. Le sevizie sono proseguite con colpi di frusta, mazze di legno e sassi, mentre i suoi aguzzini lo insultavano e minacciavano di dargli fuoco. Un'ora e mezza di terrore che sembrava non avere fine, fino a quando un momento di distrazione ha permesso alla vittima di inviare la sua posizione alla madre tramite WhatsApp, portando all'intervento della polizia.

A distanza di un anno, il caso è giunto davanti al giudice per le indagini preliminari, Marzio Bruno Guidorizzi. Due degli imputati, Adailson De Noite Polucena e Alessandro Di Franco, hanno chiesto di patteggiare, mentre Rayen Sakaama ha optato per il rito abbreviato. La decisione del giudice è attesa per il 12 novembre, una data che potrebbe segnare un passo importante verso la giustizia per la vittima e per la comunità veronese.


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