VOCE
veneto
15.01.2025 - 06:10
Il 15 novembre 2024, Alberto Trentini, un cooperante veneziano impegnato in una missione umanitaria in Venezuela, è stato arrestato senza alcuna accusa formale. Da quel giorno, la sua famiglia non ha più avuto notizie di lui. La situazione è diventata un incubo per i suoi cari, che si sono rivolti al governo italiano per chiedere aiuto. Ma come si è arrivati a questo punto? E quali sono le implicazioni di un caso che sembra sfidare i principi fondamentali dei diritti umani?
Trentini si trovava in Venezuela per conto della Ong Humanity e Inclusion, con l'obiettivo di fornire aiuti umanitari alle persone con disabilità. Era arrivato nel paese sudamericano il 17 ottobre 2024 e, meno di un mese dopo, è stato fermato a un posto di blocco mentre si recava da Caracas a Guasdalito. Insieme a lui, è stato fermato anche l'autista della Ong. Da allora, le informazioni sul suo stato sono state scarse e frammentarie. Secondo le poche notizie disponibili, Trentini sarebbe stato trasferito a Caracas, dove si troverebbe detenuto in una struttura di detenzione. Tuttavia, non è stata formalizzata alcuna accusa nei suoi confronti, e nessuna autorità venezuelana o italiana ha fornito aggiornamenti ufficiali sulla sua situazione.
La famiglia di Alberto Trentini ha lanciato un appello al governo italiano, chiedendo di intraprendere tutte le azioni diplomatiche necessarie per riportarlo a casa. "È inaccettabile che cittadini italiani che si trovano a lavorare o visitare altri Paesi con l'unica finalità di contribuire a migliorare le condizioni di vita dei loro abitanti, si trovino privati delle libertà e dei diritti fondamentali senza poter ricevere nessuna tutela effettiva dal nostro Paese", si legge nel loro appello.
La richiesta è chiara: il governo italiano deve intervenire con la stessa dedizione dimostrata in altri casi simili per garantire la sicurezza e il ritorno di Trentini. Ma quali sono le sfide diplomatiche che l'Italia deve affrontare in questo contesto?
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