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Solo 150 accettano l’uscita

Roberto Girotto, Rsu Fim Cisl: “Meno della metà dei 400 chiesti dall’azienda, il 28 a Roma”

Solo 150 accettano l’uscita

“Siamo arrivati a 150 adesioni, meno della metà delle 400 chieste dall’azienda. Ora speriamo che la Berco non proceda con azioni unilaterali ma si attenda il confronto al tavolo al Ministero delle Imprese e del Made in Italy che è stato convocato per il prossimo 28 gennaio. Il clima fra i lavoratori è teso, siamo davvero molto preoccupati perché non sappiamo quali decisioni possa prendere l’azienda a fronte di questa situazione”.

A sottolinearlo è il polesellano Roberto Girotto, Rsu Fim Cisl della Berco di Copparo, dove lavora dal 2002. L’azienda, del gruppo Thyssenkrupp, produce componenti e sistemi cingolati per macchine movimento terra e i polesani che lavorano nello stabilimento copparese sono circa 140 sui 1.250 totali. Il comune con più dipendenti è Polesella, con 35, seguono Rovigo con 25 e Occhiobello con 23, una decina quelli di Adria.

Purtroppo, che non si raggiungessero i 400 “esuberi volontari” richiesti dall’azienda per scongiurare gli “esuberi coatti” era apparso chiaro già da un po’. E nemmeno la quarantina di adesioni delle ultime ore ha mutato il quadro. Quadro che non è certo rassicurante: “Le 150 adesioni - ribadisce Girotto - sono un numero ancora troppo basso rispetto a quella che era stata la richiesta, anche se il numero esatto ci verrà comunicato solo al tavolo del 28. Auspichiamo che si apra il confronto sulle possibili ulteriori soluzioni alternative agli esuberi, perché al momento l’azienda non ha chiesto l’apertura della cassa integrazione su Copparo a differenza di quello che ha fatto per l’altro sito produttivo, a Castelfranco Veneto, ma noi al momento avremmo ancora 10 mesi ai quali possiamo accedere e abbiamo chiesto già di utilizzarli contoinuando a mantenere aperte le uscite volontarie. Ma l’azienda vuole tempistiche più brevi, quindi ci sono ancora parecchi nodi da sciogliere. La nostra idea è che non vogliano accedere alla cassa, perché a quel punto non potrebbero portare avanti la procedura di licenziamento collettivo. Da parte nostra abbiamo ribadito all’azienda che non foirmeremo alcun accordo che riguardi il licenziamento dei lavoratori, non li vogliamo nemmeno prendere in considerazione e per questo abbiamo messo sul tavolo altre soluzioni”.

Fra l’altro, anche perché il piano industriale 2025-2027 che è stato presentato dalla Berco nella sede aziendale il 9 gennaio scorso, non ha dissipato alcun timore sulla tenuta futura del sito nonostante i preannunciati investimenti: “E’ un piano assolutamente incompleto – ribadisce l’espondente sindacale - mancano elementi strutturali ed economici. Un elemento che non ci ha convinto è che è stato messo sul tavolo qualche milione di investimenti su alcuni impianti nuovi e sul ripristino di altri impianti con manutenzione e digitalizzaizone, ma non si capisce da dove li prendano questi milioni, visto che ci è stato detto che sono in crisi e che c’è un calo di ordini, motivo per cui avevano inizialmente previsto ben 480 esuberi”.

Oltre agli esuberi c’è, fra l’altro, anche il nodo legato alla disdetta dell'accordo integrativo aziendale. Ora, nota ancora Girotto, “siamo in una fase di stallo. Quello che ci auguriamo vivamente è che fino al 28 non ci siano azioni unilaterali dell’azienda e che si aspetti il confronto al tavolo. Perché ci sono soluzioni alternative e tagliare i lavoratori non può essere la strada per il rilancio di un’azienda. La sostenibilità economica del piano non può passare dalla pelle dei lavoratori. Ci sono dei punti cruciali del piano che ci faremo spiegare e ce li aremo spiegare al ministero”.

Tutto questo mentre proprio ieri Fiom, Fim e Uilm hanno manifestato a Rovigo nell’ambito della mobilitazione per chiedere il rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro del metalmeccanico. E spiegando che anche per le aziende polesane spirano venti di crisi.

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