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Solo 158 dimissioni. E adesso che succede?

Preoccupazione per il futuro di oltre 200 dipendenti

Solo 158 dimissioni. E adesso che succede?

158 dipendenti Berco hanno scelto le dimissioni volontarie incentivate. restano quindi 242 posti di lavoro in bilico alla fabbrica di Copparo, poco lontano dal Polesine, dove lavorano circa 140 operai polesani. E’ scaduto ieri il termine fissato per l’adesione alla proposta di esodo volontario lanciato dall’azienda che sperava in un ridimensionamento di 400 lavoratori (su circa 1.100). Invece le adesioni sono state meno della metà. Ecco allora che il punto interrogativo è relativo a quello che succederà ora per gli altri 242 posti di lavoro. Per avere chiarezza sulle intenzioni della dirigenza Berco occorrerà attendere il 28 gennaio, data fissata per l’incontro al ministero fra azienda e sindacati. La soluzione della crisi della fabbrica, quindi non è ancora in dirittura d’arrivo.

E sempre a proposito di settori economici in difficoltà ieri a Venezia si è riunito oggi il tavolo istituzionale relativo alle filiere dell’automotive e della moda. All’incontro presieduto dagli assessori allo sviluppo economico e al lavoro, Roberto Marcato e Valeria Mantovan, erano presenti: l’unità di crisi aziendali di Veneto Lavoro, i sindacati, Confindustria, Confapi, Confimi, CNA, Confartigianato, Confcommercio, Federdistribuzione, Confesercenti, Confcooperative, Legacooperative, Confprofessioni e FederClaii.

“L’incontro - ha detto l’assessore Marcato - costituisce un punto di incrocio con le istanze delle parti datoriali e sindacali per la messa a sistema di azioni e strumenti disponibili”. “Automotive e Moda oltre a definire un’eccellenza e un volano per il benessere, costituiscono, per il Veneto, un enorme patrimonio di saperi e competenze - ha detto l’assessore Mantovan - stanno attraversando una trasformazione dura e selettiva, che ruota intorno alle transizioni digitale e ecologica ed è testimoniata dai numeri del mercato del lavoro che evidenziano perdite di occupazione e un massiccio ricorso alla cassa integrazione. L’obiettivo è di minimizzare l’effetto dirompente di questi cambiamenti”.

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