VOCE
ROSOLINA
21.01.2025 - 20:38
E’ avvolta, almeno per il momento, nel mistero, la presenza di alcuni dischi di plastica rigida ritrovati sulle spiagge di Rosolina Mare, la cui provenienza, rimane totalmente sconosciuta.
Numerose le segnalazioni dei cittadini condivise nei giorni scorsi attraverso i sociali che avevano immortalato questi oggetti neri domandando agli altri utenti cosa potessero essere. Un caso, quello della presenza di rifiuti sulle spiagge, ormai tristemente noto, e che risente, a sua volta, del grave stato di inquinamento dei fiumi che riversano nei nostri mari.
“Abbiamo tentato in molti di capire cosa fossero - commenta Riccardo Mancin, coordinatore Plastic Free - Inizialmente sembravano essere dei filtri provenienti dai serbatoi delle navi, ma abbiamo scartato questa ipotesi perché non hanno una trama ‘filtrante’ ma, anzi, sono totalmente pieni e hanno una strana forma ricurva. Al momento attuale sembrano essere delle coperture ma una collocazione precisa non riusciamo a trovarla, nemmeno consultando gli esperti del settore plastico”.
Mancin spiega come non sia raro trovare sulle spiagge rifiuti legati a navi ed impianti. “Tra i più diffusi i filtri di biomassa per gli impianti di depurazione delle acque reflue - spiega - oggetti che servono a purificare l’acqua. Da noi non se ne trovano tanti ma, in passato, una presenza massiccia era stata segnalata in regioni come Sardegna, Lazio e Campania a causa di un guasto e la conseguente rottura di un impianto di depurazione”.
Tra i rifiuti più diffusi sulle spiagge a fare da padrona è la plastica, ma non mancano anche oggetti inusuali, tutti provenienti dai fiumi che attraversano il territorio polesano. “Tutto quello che il mare deposita sulle spiagge arriva dai fiumi - sottolinea Mancin - Il nostro territorio è attraversato da numerosi corsi d’acqua ed è quindi una delle aree più inquinate”.
Tra i ‘nuovi’ rifiuti, anche materiale proveniente dagli allevamenti di animali “Una sottospecie di siringhe per curare la mastite bovina, medicinali ad uso veterinario, boccette e altro ancora che per qualche motivo non vengono smaltiti correttamente - aggiunge Mancin - Il Po ne è pieno, boccette di ogni dimensione che, però, essendo prive di etichette, non sono identificabili e non si riesce a risalire ai proprietari. Certo viene da domandarsi perché finiscono nel fiume anziché essere smaltite correttamente”. Tra i nuovi ritrovamenti anche i rifiuti legati ai centri di orticoltura.
“Polistirolo legato ai plateau di germinazione - afferma Mancin - che viene scaricato nei fiumi e finisce inevitabilmente in mare”. Tra i rifiuti più ‘comuni’, invece, gli scarti del settore ittico. “Reti per le cozze, casse di polistirolo - continua -. Ma anche rifiuti dovuti alle cattive abitudini dei comuni cittadini, tra cui bottiglie e i cotton fiocc di plastica, ormai sostituiti da quelli di carta ma ancora presenti”. E poi pneumatici, elettrodomestici come lavatrici e frigoriferi.
“Oltre a veri e propri reperti ‘storici’ - conferma Mancin -, conservo ancora la confezione di caffè ‘Suerte’ con la scritta ‘in offerta a 500 lire’, oggetto che avrà almeno 60 anni. Questo per far capire quanto a lungo la plastica può rimanere nell’ambiente”. E proprio sulla plastica ‘vintage’ Plastic Free pensa di organizare una mostra speciale. “In occasione dell’ecofestival ci piacerebbe esporre questi reperti - conferma - e parallelamente organizzare momenti informativi con associazioni, apicoltori sul tema della zero plastica”.
Un’emergenza, quella dei rifiuti, alla ricerca di soluzione che tarda ad arrivare. “Finalmente si inizia a parlare strategie alternative attraverso l’uso materiali compostabili - prosegue Mancin - ma, a parte qualche esperimento pilota non si è fatto nulla di concreto perché, almeno per il settore della pesca, è molto difficile trovare un materiale che sia sufficientemente resistente. Alcune città però ci stanno provando a trovare delle alternative, penso ad Ischia dove vengono usate delle cassette di plastica rigida al posto di quelle in polistirolo. Cassette che poi vengono sanificate e riutilizzate rompendo il circolo dell’usa e getta legato al polistirolo. E’ necessario trovare soluzioni all’impatto di certi materiali sull’ambiente e bisogna farlo con urgenza, ma costi e difficoltà burocratiche continuano a rallentare questa rivoluzione. E’ vero, piano piano ci stiamo arrivando ma siamo troppo lenti e pulire non basta più”.
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