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energia
22.01.2025 - 06:16
L’impianto per la produzione di biometano in via Calatafimi a Sarzano che ha appena ricevuto il via libera dalla Regione è solo uno dei tanti che potrebbero fiorire nei prossimi mesi da un capo all’altro del Polesine.
Senza contare quelli già autorizzati e quelli “storici”. Non è semplice cercare di tracciare una mappa, sia perché sotto i 250 kW non è necessaria nemmeno l’autorizzazione unica, sia perché la stessa autorizzazione unica non ha le fasi di evidenza pubblica come le procedure di Valutazione di impatto ambientale, necessarie solo per gli impianti che utilizzano Forsu, la frazione umida dei rifiuti per produrre il gas.
Su Atlaimpianti, la mappa realizzata dal Gse, il Gestore dei servizi energetici, la partecipata del Ministero dell’economia alla quale è attribuito l’incarico di promozione e sviluppo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica, si censiscono 26 impianti in funzione in Polesine, anche se il dato è aggiornato al 2021, per una potenza nominale complessiva di oltre 20 Megawatt equivalenti. Infatti, 18 hanno una potenza vicina a 1 Megawatt, fra 900 e 999 kW, ad Adria (Novamont), a Costa e Guarda Veneta (Eni), a Lendinara (Società Agricola Bio Power), a Pincara (Aptenia), a Porto Tolle, tre a Porto Viro (Mezzanato), a Trecenta (Società Agricola Polesana), ad Ariano (Mz Biogas), a Crespino (Allevamenti Perini), a Porto Tolle (Azienda agricola Nicolasi Tiziana), a Villadose (Consorzio Maiscoltori Cerealicoltori Polesani), a Canda (Bioenergy Sca), a Taglio di Po (Azienda Agricola Giardini Giovanni), a Bagnolo di Po (Biocalos) e a Castelnovo Bariano (Fenil Novi). Ce ne sono poi uno a Porto Tolle e uno a Porto Viro che hanno potenza pari a 299 kW, mentre Gli ultimi quattro, ad Ariano, Taglio di Po, Castelnovo Bariano e Porto Viro, hanno tutti potenza inferiore ai 300 kW.
Guardando ai progetti dei quali si è avuto notizia negli ultimi tempi, vanno ricordati quello autorizzato, un po’ in silenzio, a luglio 2023 a Sant’Apollinare, in via Argine Zucca, “per la produzione di biometano proveniente dalla cofermentazione anaerobica di biomasse agricole vegetali di coltivazioni agricole dedicate, compresi i residui colturali, effluenti zootecnici, nonché sottoprodotti di origine animale”, progettato dalla società “Rovigo Uno”, srl con sede legale Capraia e Limite, a Firenze, quello che è stato inaugurato lo scorso aprile per la produzione di biometano liquido ad Ariano, quello “alimentato da sottoprodotti agricoli, agroindustriali ed effluenti zootecnici, senza connessione diretta alla rete di distribuzione del gas naturale”, autorizzato nel giugno 2023 a Papozze, anche se in quel caso il battagliero comitato insieme al sindaco Pierluigi Mosca, sembra essere riuscito a far desistere la Valsugana Green Energy che lo proponeva visto che il 30 luglio scorso è stata deliberata la decadenza dell’autorizzazione unica. A settembre, invece è stata archiviata, quindi equivale a un no, la procedura di Via per l’impianto di produzione di biometano da fanghi di depurazione, reflui zootecnici, biomasse agricole e sottoprodotti agroindustriali da 499 metri cubi l’ora che Berza voleva realizzare a Bergantino. Sempre su Bergantino, in via Vaccara, incombe poi il progetto di Superenergia, per il quale la Provincia ha stabilito la necessità della Via: un impianto di produzione biometano per autotrazione, da 70mila tonnellate annue di Forsu, residui verdi, fanghi e sottoprodotti di origine animale.
Alimentato da Forsu è l’impianto di Eni, già Fri-El, di Ca’ Bianca a Boara Polesine già nuova Amit, autorizzato il 2 dicembre 2023 e finanziato con ben 17 milioni dal Pnrr. Sempre di Eni, EnibioCH4in Quadruvium, è l’impianto a Costa, in via Martiri della Resistenza, che ha ottenuto 3 milioni di euro Pnrr per la riconversione da biogas a biometano, autorizzata dalla Regione nel marzo 2023.
C’è poi anche il progetto, sempre per Sarzano, presentato da Ecoambiente, l’azienda dei rifiuti di proprietà dei Comuni polesani, per utilizzare il “proprio umido” del separatore, in fase di autorizzazione e finanziato con 12 milioni Pnrrr.
Enereco, invece, vanta già un’autorizzazione per la produzione di biometano liquido a Villadose. E, fra i progetti in itinere, come non citare quello di Ceregnano della Silver Green che la Provincia non ha assoggettato a Via e sta incontrando forti resistenze con tanto di ricorso straordinario al presidente della Repubblica. Guardando alle richieste per progetti futuri arrivate a Snam, che gestisce la rete del metano, ci sono quelle per altri due impianti di Ariano, per uno a Guarda, quello di Eni, uno a Rovigo, uno a Crespino, uno a Lendinara, uno a Porto Viro e uno a Taglio di Po. Ma progetti ci sono anche per San Bellino, pare già accantonato, Villanova del Ghebbo, Canaro, Villadose e altri ad Ariano, Porto Tolle e Porto Viro. In un simile fiorire di progetti, è davvero difficile anche solo tenere il conto.
Sul nuovo impianto di Sarzano continua il dibattito in città. Il Pd interviene con due diverse note, una a firma dei consiglieri Diego Crivellari e Palmiro Franco Tosini e una del segretario comunale Francesco Gennaro. Crivellari e Tosini chiedono: “E’ in grado la politica di valutare davvero l’impatto complessivo di questa come di altre analoghe iniziative che sembrano aver scelto Rovigo e il Polesine come destinazione privilegiata? E, nel caso, è in grado di incidere? Ci sembra purtroppo di trovarci di fronte ad una larga sottovalutazione del problema. Ci sembra, tra le altre cose, molto rischioso, che questa maggioranza voglia in qualche modo tornare a porre una rigida alternativa tra crescita economica e tutela dell'ambiente”.
Gennaro, invece, rimarca: “Non possiamo continuare a subire passivamente il proliferare di impianti a biometano in Polesine, gestendo il fenomeno a spot, cioè focalizzandoci di volta in volta sui vari progetti presi singolarmente. E’ il momento di gestire questa fase con un approccio di livello diverso, tramite una regia accorta che abbia come primo interesse il nostro Polesine. E’ fuori discussione il nostro appoggio alla produzione di energia rinnovabile, senza però perdere di vista l’impatto che determinate tipologie di impianto possono comunque avere sul territorio, così come senza trascurare la necessità di porsi alcune domande fondamentali: come mai per il biometano viene quasi sempre individuato, come territorio nel quale costruire determinati impianti, il Basso Veneto, Polesine in primis? Il Polesine non ha alcuna intenzione di chiamarsi fuori dalla necessità di contribuire allo sviluppo del Paese, ma è ora che qualcuno, ai livelli superiori, risponda alla domanda: perché sempre in Polesine?”.
Sul tema si pronuncia anche il Forum dei cittadini: “Quello che maggiormente colpisce è la mancanza di trasparenza e informazione verso i cittadini residenti e interessati e verso il consiglio comunale, dove il progetto e l’accordo non sono stati neppure presentati. Alla sindaca Cittadin va ricordato che l’ascolto dei cittadini deve avvenire prima di tutto sulle questioni importanti che riguardano la loro vita e il territorio dove vivono. Viste le dimensioni molto elevate dell’impianto, il doppio dell’ex Amit di Boara (il cui progetto ha avuto il via libera nel dicembre 2023, così come nel 2023 è arrivato il sì all’impianto di Sant’Apollinare, ndr), in sede autorizzativa sono state sottoposte all’attenzione delle prescrizioni sulle produzioni di polveri sottili e sulle emissioni di CO2, quindi non è corretta l’affermazione, del vicesindaco Bimbatti, che questo non è un impianto impattante. L’autorizzazione della Regione è stata rilasciata a seguito dell’accordo concordato dall’attuale amministrazione comunale con la ditta Apis Ro1, approvato dalla giunta senza alcun coinvolgimento dei cittadini, senza neppure considerare le valutazioni dello scorso aprile del dirigente comunale preposto che dichiaravano non idonei al traffico pesante Via Calatafimi e il ponte dei Munari. E’ inequivocabile che questo accordo è oneroso, non rappresenta una compensazione, non ci sono benefici per la collettività come invece afferma il vicesindaco Bimbatti. Non esiste alcuna evidenza che la ditta Apis Ro1 abbia preso altri impegni formali e concreti che facciano parte dell’accordo, come si affanna a dichiarare l’assessore Rizzato”
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