VOCE
LA MANIFESTAZIONE
25.01.2025 - 19:46
Un sabato mattina all’autodromo. No, non è un ritorno ai vecchi tempi quando la struttura si riempiva di appassionati di motori per ospitare corse e raduni di ogni tipo, ma un appello accorato, a tre anni dalla chiusura, che arriva dalle istituzioni locali, perché davvero l’ex autodromo di Adria possa tornare a vivere.
Oggi, infatti, si è tenuto il un flash mob organizzato dal sindaco Massimo Barbujani, affiancato dal senatore Bartolomeo Amidei, con il supporto di numerosi appassionati di motori. L’iniziativa ha riunito circa un centinaio di persone, tra cittadini e rappresentanti istituzionali, qualcuno con auto da corsa al seguito, davanti allo striscione con scritto “Ridateci l’autodromo”, con l’obiettivo di sensibilizzare sulla chiusura, ormai da tre anni, di una struttura che ha rappresentato un punto di riferimento per l’intero territorio.
Il sindaco Barbujani ha sottolineato l’importanza di riaprire l’impianto. “Tre anni fa - ha rimarcato - questa struttura è stata chiusa e da allora tutto il territorio ha perso un indotto significativo. Oggi siamo qui, uniti, per chiedere che venga trovata una soluzione. L’autodromo non è solo di Adria, è di tutto il territorio. Ha attratto persone da tutta Italia, creando benefici economici per alberghi, ristoranti e altre attività locali in un raggio di 30 chilometri. E’ un pezzo di storia e di economia locale che non possiamo permetterci di perdere”.
Il senatore Amidei ha ribadito l’urgenza di una risposta, non solo per i proprietari, ma soprattutto per il territorio: “Questo autodromo non è solo una struttura sportiva, ma un volano economico che ha destagionalizzato l’offerta turistica. E’ una ferita aperta vedere un impianto di questa portata in uno stato di abbandono. L’ultimo evento organizzato qui ha visto la partecipazione di 1.500 persone e 350 piloti. Ora è tempo di dire basta. Serve una decisione chiara e definitiva, perché chi ha investito in questa struttura merita risposte”.
La chiusura dell’autodromo ha avuto ripercussioni che vanno oltre l’aspetto sportivo, abbattendosi pesantemente sul tessuto economico della zona visto che è venuto a mancare un indotto significativo creato dalle presenze degli appassionati che affollavano la struttura di Cavanella Po, ma che dormivano e mangiavano nelle strutture di mezzo Polesine.
La speranza ora è riposta nella pronuncia del tribunale di Milano prevista per l’8 marzo, che potrebbe segnare un punto di svolta. Nel frattempo, l’appello lanciato da Adria è chiaro: non si può più aspettare. “Qui abbiamo trascorso giornate memorabili - ha concluso il sindaco Barbujani - Questo luogo ha regalato emozioni a tanti appassionati e generato opportunità per il territorio. Ora bisogna fare in fretta e bene per restituirgli la vita che merita”.
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