VOCE
Adria
28.01.2025 - 22:00
Un mazzo di fiori portati da Rita Berto, presidente Auser, davanti alla lapide che ricorda la tragedia della Shoah. Una rosa rossa, in mezzo a due candele accese, posta da Monica Stefani, presidente del gruppo Pietre d’inciampo, sulla pietra d’inciampo dedicata a Guido Anselmo Ravenna all’angolo tra corso Vittorio Emanuele II e piazzetta san Nicola. Sono stati i due momenti più toccanti e significativi del flash mob organizzato dall’Anpi per ricordare il Giorno della memoria.
All’iniziativa hanno aderito, oltre all’Auser e Pietre d’inciampo, il Comitato per la pace, Azione cattolica, Masci, Cgil, Cisl e Uil. La manifestazione ha avuto il patrocinio della Città di Adria. Nel portare il saluto dell’amministrazione comunale, il sindaco Massimo Barbujani ha sottolineato “l’importanza di un momento di riflessione su questa tristissima pagina della storia che non dobbiamo e non possiamo dimenticare come ammonimento per il presente e per il futuro. Riflettere su questo – ha aggiunto Bobo – significa impegnarsi tutti per percorrere insieme la via della pace”.
Il senso della manifestazione è nelle parole del presidente Anpi, Corrado Franzoso. “Prima di tutto - ha esordito – questa iniziativa non ha bandiere: è di tutta la comunità adriese e siano grati per questa numerosa partecipazione. Questo vuole essere un momento per interrogare e far ragionare le nostre coscienze”. A seguire l’intervento di Nicola Zambon, presidente Ac, rilanciando l’ammonimento di un suo docente universitario: “Anche gli uomini più grandi e talentuosi, con il loro silenzio diventano complici”.
Quindi Monica Stefani ha sviluppato una breve ma approfondita riflessione sul valore del 27 gennaio affinché da un lato non cada nell’indifferenza, dall’altro non diventi un momento di vuota retorica. “Proprio in questo momento – ha rimarcato con forza - in cui gli scenari del mondo ci rimandano ancora una volta e sempre più tragiche immagini di fanatismo, di esasperati nazionalismi, di annullamento della pietà nei confronti di bambini e della popolazione inerme, di disprezzo della ricerca di soluzioni pacifiche a contrasti che paiono insanabili. E’ alla memoria che dobbiamo ricorrere perché non si sottovaluti l’agitazione di simboli e gesti sinistri, il proferimento di parole che rievocano per la loro bieca cupezza il buio in cui il genere umano sprofondò”.
Ed ha concluso con una citazione di Josè Saramago quando dice che “Noi siamo la memoria che abbiamo e la responsabilità che ci assumiamo: senza memoria e senza responsabilità forse non meritiamo di esistere”.
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