VOCE
teatro sociale
01.02.2025 - 20:21
Foer ha riletto il mito di Amore e Psiche con una insolita chiave. Risate e tante emozioni
Folta ma composta chioma platino, piglio comico quanto profondo, ironia, sagacia e meschinità di una delle dee più famose dell'Olimpo. A scaldare, far ridere e far riflettere il pubblico del Teatro Sociale di Rovigo, venerdì sera (sabato la replica), ci ha pensato lei, la Venere di Drusilla Foer.
Registrando un tutto esaurito e tanti applausi, la regista/attrice ha portato sul palco rodigino il suo ultimo spettacolo (scritto da Foer, Giancarlo Marinelli, regia di Dimitri Milopulos e produzione artistica di Franco Godi) ispirato alla celebre dea nella favola di Apuleio “Amore e Psiche”. Dimenticatevi però i ritratti classici degli artisti: Venere è ormai stanca, stanca di non essere creduta dagli umani, insoddisfatta, annoiata; abita a Parigi, veste Houte couture, predilige Chanel e indossa gioielli, si confronta con l'attesa-desiderio esistenziale di amare, essere amata e donare amore in un tempo, immortale, lunghissimo da trascorrere e anche un po’ - a detta sua - noioso.
Con un’interpretazione a regola d'arte, Foer, insieme alla giovane Elena Talenti, ha raccontato il dramma di essere suocera nella storia tra suo figlio, Amore, e la bella, quanto invidiata, Psiche, umana dotata di una beltà paragonata a quella della dea.
Nel flashback di ricordi, Venere diventa “nemica” della rivale in bellezza in un susseguirsi di skatch tragico-comici che ha tenuto incollati gli occhi dei presenti al palco. E sarà proprio grazie al prendersi cura del figlio ferito (tornato tra le sue braccia dopo uno stratagemma della moglie) che la dea dell'amore prova forse per la prima volta anche a “dare amore”.
Tra canto dal vivo, intermezzi musicali bleus dal sapore della Grande Mela, una scenografia coinvolgente e un banchetto olimpico costellato da battute sottili e memorabili, non sono mancate le occasioni per ragionare sui grandi temi che ruotano attorno al desiderio più intrinseco degli esseri: ricercare un modo per essere vivi, creduti, voluti bene. Con una narrazione incalzante, a colpi di scena mai statici, la conclusione dello spettacolo ha visto una pioggia di applausi per la Venere fresca, moderna, sagace, diretta e profonda. Una storia senza tempo che, attraverso risate e corde esistenziali, ha toccato Rovigo e il suo pubblico.
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