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il caso

A scuola col velo: "Vanno identificate"

La soluzione individuata per "gestire" le giovani musulmane

Aggredita e picchiata in strada perché porta il velo

Ogni mattina, a Monfalcone, un rituale silenzioso si ripete all'Istituto Superiore Sandro Pertini. Le ragazze che indossano il niqab arrivano poco prima delle otto, entrano in una stanza appartata e, lontano da occhi indiscreti, sollevano il velo per un riconoscimento privato. È un compromesso delicato, ma necessario, che la dirigente scolastica Carmela Piraino ha deciso di adottare per garantire a queste giovani il diritto all'istruzione senza rinunciare alle loro convinzioni personali.

La scelta di indossare il niqab, come spiegano le studentesse stesse, è personale e non imposta dalle famiglie. Tuttavia, la loro presenza a scuola non è priva di sfide. In alcune materie, come l'educazione fisica, le ragazze sono esonerate da attività che potrebbero mettere in discussione il loro abbigliamento. La dirigente Piraino sottolinea l'importanza di venire incontro a queste esigenze per evitare che le studentesse abbandonino gli studi. "Non possiamo indurre le ragazze ad abbandonare gli studi", afferma con determinazione.

Le difficoltà non si fermano alle lezioni quotidiane. Durante gli stage, le ragazze si trovano di fronte a un muro: l'insegnante non transige sul riconoscimento, e mentre i loro compagni partecipano, loro restano a casa. È un momento cruciale che mette in luce il conflitto tra il desiderio di mantenere le proprie tradizioni e la necessità di conformarsi a regole che non sempre tengono conto delle diversità culturali.


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