VOCE
rovigo
05.02.2025 - 06:36
Settimo posto fra le città più inquinate d’Italia per quanto riguarda le concentrazioni medie annuali di Pm10. Purtroppo non una sorpresa, perché il capoluogo polesano è da anni nella “black list” della qualità dell’aria.
E, a rimarcare ancora una volta questo non esaltante risultato, è Legambiente, che ieri ha presentato il consueto report “Mal’aria di città”. Nel quale si rimarca come sia stato “analizzato nei capoluoghi di provincia i dati relativi alle polveri sottili (Pm10) e al biossido di azoto (NO2): nel 2024, 25 città, su 98 di cui si disponeva del dato, hanno superato i limiti di legge per il Pm10 (35 giorni all’anno con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi per metro cubo)”. Come accade da quando esistono queste misurazioni, Rovigo fa parte di questo gruppo. Purtroppo con una numerosa compagnia veneta.
Anzi, guardando al dato del numero di sforamenti annui della soglia massima, addirittura i 57 sforamenti registrati dalla centralina Arpav di ponte Marabin, con quella di Borsea che si è fermata a 52, valgono solo la ottava posizione, insieme a Napoli, dietro a ben quattro capoluoghi veneti che hanno fatto peggio.
In cima alla classifica delle giornate “fuorilegge”, entrambe con 68 giorni oltre i limiti, ci sono Frosinone e Milano (centralina di via Marche, ma anche le centraline di Senato, 53, Pascal Città Studi, 47, e Verziere, 44) hanno superato il tetto massimo), mentre al terzo posto assoluto si posiziona Verona, con Borgo Milano a quota 66 sforamenti (l’altra centralina, Giarol Grande, si è fermata a 53), seguita da Vicenza-San Felice a 64 ma anche le centraline Ferrovieri con 49 giorni e Quartiere Italia con 45 sono andate oltre il limite, poi segue Padova, dove la centralina Arcella ha registrato 61 sforamenti e Mandria 52, e poi ancora Venezia, dove la centralina di via Beccaria ha toccato quota 61, via Tagliamento 54, Parco Bissuola 42, Rio Novo 40 e Sacca Fisola 36.
Guardando alle medie annuali di concentrazioni del Pm10, invece, Rovigo risale posizioni e si attesta al settimo posto con 30 microgrammi per metro cubo, dietro a Verona con 32,6, Cremona, Padova e Catania appaiate a 30,7, Milano a 30,5 e Vicenza 30,3.
“Se andiamo a vedere la media annuale di questo inquinante - nota Legambiente - il bicchiere può apparire mezzo pieno o mezzo vuoto a seconda di che limite si voglia prendere come riferimento. Perché se il bicchiere mezzo pieno è rappresentato dal fatto che nessuna città capoluogo di provincia ha superato nel 2024 il limite normativo stabilito in 40 microgrammi per metro cubo come media annuale, il rovescio della medaglia, ovvero il bicchiere mezzo vuoto, lo si ottiene se si prendono a riferimento i valori suggeriti dall’organizzazione Mondiale della Sanità che nelle sue linee guida indica in 15 microgrammi per metro cubo la media annuale da non superare. In questo caso, purtroppo, circa il 97% dei capoluoghi di cui si è riusciti a ricostruire la media annuale non rispetta tale valore. Con conseguenti danni alla salute delle persone che vivono e lavorano in queste aree urbane. Per fortuna, la nuova direttiva sulla qualità dell’aria recentemente approvata a livello comunitario, ha rivisto i limiti di riferimento per il Pm10, avvicinandoli molto a quelli suggeriti dall’Oms; dal 2030 infatti il limite stabilito come media annuale da non superare scenderà dagli attuali 40 microgrammi a 20”.
Ecco, allora che anche la media di 30 microgrammi di Rovigo risulterebbe fuorilegge, con una necessità di diminuire la concentrazione media annuale di un terzo, il -33%.
Lçegambiente non fa sconti: “Per uscire dall’emergenza smog servono servono scelte coraggiose, ora. Politiche strutturali e sinergiche che incidano tutti i settori corresponsabili dell’inquinamento: dalla mobilità, con un trasporto pubblico locale efficiente e che punti drasticamente sull’elettrico e più spazio per pedoni e ciclisti, alla riqualificazione energetica degli edifici, fino alla riduzione delle emissioni del settore agricolo e zootecnico, particolarmente critico nel bacino padano. Vale la pena ricordare che l’Italia è il primo Paese in Europa per morti attribuibili all’inquinamento atmosferico: circa 50mila decessi prematuri l’anno”.
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