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il caso

“Pompieri lasciati senza mensa”

I sindacati proclamano lo stato di agitazione. “Stiamo raggiungendo il punto di non ritorno”

“Pompieri lasciati senza mensa”

Un servizio mensa inesistente, nonostante sia espressamente previsto, nel caso del distaccamento di Adria, o pesantemente carente, al comando provinciale di Rovigo, quanto a qualità del pasto. Un particolare non esattamente di second’ordine, quando il proprio lavoro è garantire un servizio di emergenza, come fanno i pompieri che, letteralmente, sanno quando escono ma non sanno quando rientrano e che svolgono, spesso, un pesante lavoro fisico nel corso dei propri interventi.

E’ questa la denuncia che arriva dalle sigle sindacali Fp Cgil Vvf, con Andrea Baldo, e Uilpa Vvf, con Paolo Franceschetti.

Una situazione grottesca e irrispettosa della professionalità e della dedizione che contraddistinguono i pompieri, che si verifica al comando provinciale di Rovigo e nel distaccamento di Adria. Non in quello di Castelmassa, per il semplice fatto che qui la mensa non è prevista e ci si “organizza” con i buoni pasto, per una scelta del personale.

All’origine di tutto, secondo quanto spiegato dai rappresentanti sindacali, ci sarebbe il nuovo appalto che, principalmente per un problema di risorse stanziate, insufficienti a garantire un servizio adeguato, ha portato alle gravi lacune segnalate ora.

“Neanche il corpo dei Vigili del Fuoco - è stato ribadito mercoledì dai due rappresentanti sindacali, con la presenza anche di Riccardo Mantovan, segretario generale di Fp Cgil Rovigo, a sottolineare la collaborazione e la sinergia tra le due sigle - rimane esente dai tagli continui portati ai servizi pubblici. Stiamo raggiungendo il punto di non ritorno. Bisogna cambiare il trend fin da subito, investendo sulla pubblica amministrazione partendo proprio dai servizi che sono a tutela del cittadino e del territorio. Difficile pensare che nella regione che si vanta di essere all’avanguardia i Vigili del Fuoco che prestano un servizio fondamentale e ad alto rischio personale, con turni di 12 ore, si ritrovino a doversi portare i pasti da casa”.

La mensa è un diritto oltre che una necessità - spiegano i rappresentanti sindacali - Un diritto che nel territorio di Rovigo ed Adria viene negato. Ricordiamo che proprio in considerazione del grave e delicato lavoro che i Vigili del Fuoco svolgono, l’alimentazione assume un valore molto importante. Talmente importante da essere regolamentato a parte rispetto a tutto il resto dell’amministrazione pubblica. Una situazione spiacevole che siamo costretti a denunciare perché sta creando enormi tensioni tra i lavoratori. Tensioni che, dato il delicato lavoro che questi professionisti svolgono, dovrebbero essere limitate nel pieno interesse del corpo dei Vigili del Fuoco stesso. Interesse invece non c’è stato ed al contrario sono state date ai lavoratori indicazioni fuorvianti che hanno alimentato ancora di più gli animi”.

“Diversi i nostri tentativi di aprire un dialogo con l’amministrazione ma le nostre richieste sono rimaste senza risposta - denunciano i sindacati - Tant’è che ci siamo trovati costretti ad attivare lo stato di agitazione nel tentativo di trovare riscontro in ambito di conciliazione. Evidentemente, se la conciliazione non troverà esito positivo il passo successivo sarà la proclamazione dello sciopero! I problemi del Corpo dei Vigili del Fuoco non sono esclusivamente la privazione del diritto del pasto. Diversi sono i contenziosi aperti in riferimento alla grave carenza di personale che mette a serio rischio il servizio sui territori. Carenza di personale già di per sé grave che si amplifica se consideriamo che per le stesse motivazioni diventa impossibile il naturale svolgimento della formazione continua e del re-training. Formazione che per i Vigili del Fuoco dovrebbe essere ordinaria e continua per il mantenimento del livello elevato di preparazione. Se a queste criticità aggiungiamo il fatto che sono state ridotte del 30% le ore straordinarie utili a integrare il servizio di soccorso che, al contrario, nel corso degli ultimi anni sono risultate basilari per garantire i numeri minimi di presenza nelle sedi, diventa molto complicato pensare di riuscire ad offrire questo servizio essenziale ai cittadini. Per tutti questi motivi che riteniamo improcrastinabili abbiamo proclamato lo stato di agitazione nell’interesse e a tutela del bene pubblico”.

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