VOCE
LE OPINIONI
12.02.2025 - 06:00
E’ un duro bilancio quello dell’educazione giovanile: alla luce dei recenti fatti di cronaca, l’interrogativo su che tipo di valori, oggi, ora, vengono seguiti dalla fascia più giovane della società, rimane un quesito senza risposta e che, nella maggior parte dei casi, rischia di risaltare fuori solo in caso di gravi atti, non ultimo, quello dell’incursione di lunedì mattina all’Ipsia Marchesini, da parte di un ragazzo incappucciato con lo spray al peperoncino. Nessun ferito o danno ma molta la paura e altrettante le domande circa le motivazioni di un tale atto.
Ma la contra di questi episodi ha numerosi trascorsi: solo nel fine settimana scorso, infatti, un ragazzo del plesso Itis-Ipsia sarebbe stato aggredito e picchiato alla stazione ferroviaria, da parte di quattro o cinque coetanei. Episodi che subito alzano il polverone delle responsabilità ma che alimentano anche la ricerca di dove stia o meno il problema di fondo. I rodigini, informati degli episodi, concordano nell’individuare una carenza di valori alimentata da una sempre minore educazione famigliare.
“Ci sono pochissimi valori - commenta Enrico - una parte di responsabilità è dei genitori, le leggi ci sono ma non vengono applicate. Penso che i genitori su questi aspetti dovrebbero porsi una domanda. Non è possibile che un giovane di 15 o 16 anni abbia questi atteggiamenti, specie a scuola”. Ricordando i tempi della sua formazione, segue: “Episodi mai successi nei miei anni” e conclude: “Si devono applicare le leggi”.
Medesima conclusione anche secondo Nicola: “Il problema è sentito, i valori sono cambiati, i ragazzi si trovano sempre di più allo spando totale”. Ponendo l’attenzione sul riempimento del tempo libero dei giovani, aggiunge: “Non c’è più niente, ora di rado si trovano centri di aggregazione per loro, si trovano senza direzione. Bisognerebbe chi fossero punizioni serie, non si può al giorno d’oggi compiere questi gesti ripetutamente”.
Anche per Domenico, l’inclusione è la chiave per coinvolgere maggiormente la fascia giovanile: “Il problema è sicuramente culturale: manca l’insegnamento dei valori a cominciare dalle famiglie, passando dalla società, fino alle scuole. Occorre coinvolgere i ragazzi in attività di qualità: renderli partecipi, affinché non si perdano in queste attività disgraziate e illecite”. Termina Ajsha: “Purtroppo di questi episodi ne succedono molti, fanno parlare ma ancora di più riflettere sui valori che questi ragazzi coltivano”.
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