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Ciao Don! C'erano tutti. E te lo meritavi

Era il sacerdote dei giovani, degli ultimi, di non sapeva più come fare

Vicinanza, attenzione agli ultimi e carità concreta: tre aggettivi per un’esistenza breve ma intensa, profonda e toccata da grandi sofferenze: in un Duomo gremito si sono celebrati i funerali di don Gianni Vettorello, il “don dei giovani”  spentosi lo scorso 8 febbraio all’età di 66 anni. Tanti i rappresentanti delle istituzioni, tra i quali, il Questore capo di Rovigo, Eugenio Vomiero, e il vice sindaco Andrea Bimbatti.

“Sensibilità: tratto più significativo del suo modo di essere prete” ha rimarcato  il Vescovo Pierantonio Pavanello nell’omelia, tracciando un ritratto di ciò che è stato ma soprattutto di chi è stato don Gianni. Nato a Gavello nel ’59, ordinato presbitero nell’86, iniziò il suo ministero nelle parrocchie di Ficarolo, Canalnovo e Roverdicrè. Prima segretario particolare del vescovo Martino Gomiero, poi Cappellano della Polizia di Stato di Rovigo e di Ferrara, seppe intrecciare legami di stima e amicizia con tutto il personale delle Forze dell’Ordine che, riconoscente, era presente alle esequie nella figura del Questore e di molti rappresentanti delle associazioni di Polizia. Ma il suo servizio  continuò anche nella pastorale delle parrocchie cittadine, in particolare, come Rettore del Tempio della Rotonda, nella collaborazione a S. Bartolomeo e nel  Duomo-Concattedrale.

“Chi ha conosciuto don Gianni – ha aggiunto Pavanello - sa che la sua esistenza non è stata facile: segnato da numerose sofferenze, specie negli ultimi mesi della sua vita per l’aggravarsi delle condizioni mediche, tuttavia, ha saputo mantenere la speranza; sono convinto che, nel momento più buio, proprio la speranza fosse ben radicata nel suo cuore”.  E, ricordando alcuni episodi della sua vita, ha continuato: “Di carattere schivo e riservato, aveva una grande sensibilità  verso coloro che erano in disagio e sofferenza, dava senza pensare a sè stesso, con generosità, disponibilità”.

Proprio quando era alla Rotonda, ha sottolineato: “Avvicinava i gruppi dei giovani che gravitavano nella piazza, con loro riuscì ad intrecciare un rapporto di dialogo vero e rispetto”. Apertura e dono hanno caratterizzato anche il suo modo di vivere, ha concluso il Vescovo: “Ha esercitato la carità con tutto sé stesso, pensando prima all’altro, specialmente a chi domandava aiuto o era ai margini della società”. Al termine della celebrazione, la salma è ripartita per la tumulazione nel cimitero di Gavello, con ancora risuonanti l’affetto e il cordoglio della città e dei tanti presenti verso un uomo che seppe vivere la carità; quella virtù che, come scriveva san Paolo, nonostante tutto, resta.

 

 

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