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LA STORIA

Niente strumenti, slitta l’intervento

Un paziente indigente aspetta da mesi un'otturazione

Ecco il dentista no “no vax”

“Semplice come… togliere un dente” dice un detto popolare; quando però si tratta di ripararlo, la questione si fa più complicata: lo sa bene un paziente dell’ospedale civile di Rovigo che, da più di cinque mesi, dopo rinvii e spostamenti, è ancora in attesa di un’otturazione al dente resa necessaria dopo un intervento svolto da uno dei dentisti della struttura ospedaliera un anno fa.

Il paziente, infatti, percependo una pensione di invalidità di 400 euro mensili, non può permettersi di recarsi da un professionista privato per risolvere in tempi brevi la dolorosa situazione; perciò, si è rivolto alla struttura nella quale in passato aveva già svolto visite. Come da prassi, dopo aver contattato il centro di prenotazioni, si è presentato alla visita dentistica nel gennaio scorso ricevendo, tuttavia, risposta dell’impossibilità di svolgere l’intervento, da parte del dentista, per un errore nella prenotazione e la mancanza in quel momento “degli strumenti per l’operazione”. L’utente, quindi, ha dovuto ri-prenotare una ulteriore visita, fissata per giovedì scorso a un mese di distanza dalla data originaria.

Ma nella mattina di martedì, due giorni prima dell’intervento, una brutta sorpresa al telefono: “Ho ricevuto un messaggio in cui mi si diceva che la visita era annullata e posticipata ad aprile, senza spiegazioni o motivi esplicitati”. E continua: “E’ una vergogna aspettare così tanti mesi, senza un apparente motivo, per eseguire un’operazione necessaria. Non è possibile che una persona con un reddito basso che non può disporre di soldi immediatamente debba soffrire di dolore come nel mio caso, sentendosi, tra l’altro, solo risposte negative e date posticipate”.

L’avventura del paziente, infatti, dura da un anno e la soluzione sembra ancora lontana, commenta: “Percependo una pensione di 400 euro, non posso permettermi di spenderne 200 per fare un’otturazione in uno studio privato. E’ una vergogna”.

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