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veneto
20.02.2025 - 13:00
La questione del velo islamico torna al centro del dibattito politico italiano, con la Lega che propone misure drastiche per vietare l'uso di burqa e niqab. La mozione presentata dal gruppo consiliare comunale di Venezia, guidato da Alex Bazzaro, Riccardo Brunello, Giovanni Giusto, Paolo Tagliapietra e Nicola Gervasutti, chiede al sindaco di adottare una posizione ferma contro chi indossa questi indumenti per motivi religiosi.
La proposta prevede non solo il divieto di coprire il volto, ma anche l'introduzione di sanzioni amministrative e del Daspo urbano per chi trasgredisce, estendendo le misure anche a chi obbliga le donne a indossare il velo, inclusi i genitori di minori.
La mozione veneziana non è un caso isolato, ma parte di una strategia più ampia della Lega a livello nazionale e locale. Il deputato Igor Iezzi ha presentato una proposta di legge per modificare la legge 152 del 1975, che vieta di coprire il viso nei luoghi pubblici, mentre l'eurodeputata Silvia Sardone ha interrogato la Commissione europea sulla questione. In Friuli, un caso di bambine con il niqab a Monfalcone ha spinto la Lega a proporre una legge nazionale per vietare il velo in tutti i luoghi pubblici, seguendo l'esempio di Belgio e Francia. Anche in Lombardia, una mozione simile è stata approvata, sebbene con alcune modifiche proposte da Forza Italia, che ha preferito una formulazione più generica.
La proposta della Lega ha suscitato reazioni contrastanti a Venezia, una città con una significativa comunità straniera, di cui oltre diecimila islamici, prevalentemente di origine bengalese. Alex Bazzaro, capogruppo della Lega, sostiene che il niqab rappresenti una violazione dei diritti delle donne, mentre Forza Italia, rappresentata dall'assessore Michele Zuin, critica la mozione come troppo restrittiva, preferendo un approccio caso per caso e opponendosi al Daspo. Anche la lista Fucsia del sindaco Luigi Brugnaro esprime perplessità, sottolineando la necessità di un approfondimento giuridico e di un approccio nazionale.
La questione del velo islamico solleva interrogativi più ampi sui diritti individuali, la sicurezza pubblica e l'integrazione culturale. La Lega vede nel divieto un modo per tutelare i diritti delle donne e garantire la sicurezza, mentre i critici temono che possa alimentare discriminazioni e tensioni sociali. Gianfranco Bettin e Giovanni Maria Martini, consiglieri comunali, denunciano la proposta come un attacco ideologico che offende culti e culture diverse.
L'Italia non è l'unico paese a confrontarsi con la questione del velo islamico. Belgio e Francia hanno già adottato leggi che vietano di coprire il volto in pubblico, citando motivi di sicurezza e coesione sociale. Tuttavia, queste normative sono state oggetto di dibattito e contestazioni, sollevando questioni di libertà religiosa e diritti umani. La proposta della Lega si inserisce in questo contesto europeo, cercando di replicare modelli già esistenti, ma dovrà affrontare le peculiarità del contesto italiano, caratterizzato da una forte diversità culturale e religiosa.
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