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Ancora Far West in pronto soccorso

Parapiglia e 20 giorni di prognosi a una Oss. A provocare tutto, sempre la solita donna

Infermieri aggrediti in ospedale

Parapiglia e 20 giorni di prognosi a una Oss. A provocare tutto, sempre la solita donna

Una situazione di marginalità che andrebbe, forse, affrontata con gli strumenti appropriati, ma che, allo stato, pare un rebus irrisolvibile, generando il risultato peggiore: un danno per la diretta interessata, una donna che vive in condizioni di fortissima difficoltà, cercando asilo, per la notte, spesso nei pronto soccorsi degli ospedali di Rovigo e Adria e il cui stato di emergenza non viene risolto; ma anche e soprattutto un danno per il personale sanitario di queste strutture che, quando la sveglia o la invita a spostarsi, si trova a subire la sua rabbia e le sue aggressioni fisiche.

Rendendo necessari quegli interventi delle forze dell’ordine che sono, ovviamente, garantiti immediatamente, ma non possono, probabilmente, essere la chiave di volta della vicenda.

Nella mattinata di ieri, pochi minuti prima delle 8 di mattina, è accaduto di nuovo. La donna, secondo le prime ricostruzioni dei fatti, aveva dormito al pronto soccorso dell’ospedale di Rovigo o, comunque, vi aveva passato tutta la notte.

Quando è stata avvicinata da una oss, avrebbe reagito malissimo. Non tanto - come in passato - con calci e pugni, ma con una reazione scomposta che la avrebbe fatta finire a terra, trascinando con sé la dipendente della struttura. Quest’ultima, catapultata in una situazione ad altissima tensione, si sarebbe sentita male: la prognosi, secondo le prime informazioni, parla di una ventina di giorni. Non tanto, appunto, per percosse subite, ma per l’ansia e le sue conseguenze. Nelle occasioni precedenti, invece, ad Adria e Rovigo, erano volati schiaffi, pugni e calci. Con i traumi fisici del caso.

Anche ieri a riportare la situazione sotto controllo ha pensato la Volante della questura, che ha saputo gestire la rabbia della donna.

Questa emergenza particolare, abbastanza distinta dal generico filone “aggressioni ai medici e al personale sanitario”, è ben nota alle istituzioni, tanto da essere stata al centro di riunioni ad alto livello, che non paiono, però, ancora avere partorito la soluzione.

Esplode, così, la rabbia del sindacato Uil Fpl Rovigo, guidato da Cristiano Pavarin: “I dipendenti lavorano in un clima di terrore - denuncia il sindacalista - dovuto al rischio che questa donna si ripresenti in Pronto soccorso, sia Rovigo che Adria, con la stessa violenza e determinazione, ma nonostante tutto il fatto si è puntualmente ripetuto. Ora per davvero, qualcuno ci dovrà delle spiegazioni. Infatti ci risulta, se abbiamo compreso bene, che in questi giorni la direzione generale Ulss 5 Polesana abbia incontrato le autorità competenti, con l'obiettivo di prevenire altri episodi di violenza e mettere in sicurezza il personale sanitario”.

“Dobbiamo invece, nostro malgrado, registrare come, nonostante tutto, il personale del pronto soccorso si trovasse in servizio senza alcuna presenza programmata delle forze dell'ordine. Il tutto pur riconoscendo la loro prontezza a intervenire con celerità e competenza, evitando il peggio. Ora basta, ci rivolgeremo direttamente a chi di competenza affinché i proclami e le manifestazioni di solidarietà, spesso virtuali, si possano trasformare concretamente in un qualcosa che possa davvero essere utile per prevenire”.

Da tempo, a seguito di questi episodi, ma anche di altri simili, è stata richiesta, in ospedale, la presenza di un servizio di sicurezza privato, come esiste, per esempio, in Tribunale. A oggi, però, senza riscontri. La donna, inoltre, il giorno prima, pare avesse scatenato un mezzo pandemonio anche in una tabaccheria di Adria, gettando a terra alcuni espositori.

Il direttore generale dell’Ulss 5, Pietro Girardi, nel ribadire piena solidarietà e vicinanza al personale dell’ospedale spiega che “si tratta di un caso particolare che stiamo cercando di gestire al meglio con le altre istituzioni. Faremo subito denuncia per interruzione di pubblico servizio. La sicurezza nei luoghi di cura è prioritaria e nulla va sottovalutato, ma ci troviamo di fronte a un caso specifico per il quale va trovata una soluzione al più presto”.

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Commenti all'articolo

  • frank1

    03 Marzo 2025 - 09:53

    dotare di taser il personale!!! et voill'a..problema risolto alla radice..ma i soliti perbenisti avrebbero qualcosa da ridire..

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