VOCE
lo sport in lutto
05.03.2025 - 10:05
Chi non ricorda la voce inconfondibile di Bruno Pizzul che, con il suo timbro caldo e avvolgente, ci ha accompagnato attraverso decenni di emozioni calcistiche? La notizia della sua scomparsa all'età di 86 anni, avvenuta all'ospedale di Gorizia, ha colpito profondamente il cuore di tutti gli appassionati di calcio. Pizzul non era solo un telecronista, era un narratore di storie, un poeta del pallone che sapeva trasformare una partita in un racconto epico. Ma cosa rendeva la sua voce così speciale? Forse la sua capacità di trasmettere passione e competenza, o forse quell'umiltà che lo ha sempre contraddistinto, rendendolo un amico di tutti, anche di chi non aveva mai avuto il privilegio di incontrarlo di persona.
Bruno Pizzul ha iniziato la sua carriera in Rai, dove ha lavorato alla Domenica Sportiva e ha partecipato a numerosi Mondiali, a partire dal suo esordio a Messico '70. È diventato il telecronista ufficiale della nazionale italiana nel 1986, sempre in Messico. Da allora, ha raccontato le gesta degli Azzurri fino al 2002, attraversando momenti di gloria e di delusione. "Purtroppo non ho mai potuto gridare campioni del mondo!", diceva con un pizzico di rammarico, ricordando le occasioni sfumate a Italia '90 e Usa '94. Eppure, la sua voce ha accompagnato gli italiani in ogni angolo del mondo, rendendo ogni partita un evento indimenticabile.
Nonostante la sua carriera lo avesse portato a vivere a Milano, il legame di Pizzul con il Friuli è sempre rimasto forte. Nato a Cormons, in provincia di Gorizia, ha sempre mantenuto un rapporto speciale con la sua terra d'origine. Le sue amicizie più vere erano legate a quella regione, dove era tornato a vivere dopo il pensionamento. Tra i suoi amici più cari, spiccano nomi illustri come Dino Zoff e Edy Reja, con i quali condivideva non solo la passione per il calcio, ma anche valori di umiltà e rispetto.
Per oltre quarant'anni, Bruno Pizzul ha scritto per il Messaggero Veneto la rubrica "Area di Rigore", un appuntamento fisso per i lettori che apprezzavano la sua capacità di analizzare il calcio con occhio critico e spirito ironico. Le sue righe erano sempre brillanti, frutto di una grande esperienza vissuta in giro per il mondo al seguito della nazionale. Anche quando la sua voce si era fatta stanca, la sua penna continuava a raccontare con passione e lucidità le vicende del calcio italiano.
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