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L'Europa lascia il lupo al suo destino

La Convenzione di Berna e la Direttiva Habitat cambiano rotta sul futuro del lupo

L'Europa lascia il lupo al suo destino

Non sono più gli anni in cui i lupi erano quasi scomparsi dall’Italia. Oggi la popolazione di Canis Lupus fa meno paura sul fronte estinzione, ma ora, tra scelte internazionali e spinte politiche, la specie rischia di trovarsi sotto il mirino dei fucili.

L’ultima novità arriva dalla Convenzione di Berna, strumento giuridico internazionale in vigore dal 1982, che ha deciso di eliminare il termine "rigorosamente" riferito alla tutela del lupo. In pratica, questo carnivoro diventa solo “protetto” e non più “rigorosamente protetto”. Sulla stessa linea la Commissione Europea presieduta da Ursula Von der Leyen, che propone modifiche alla “Direttiva Habitat”: negli allegati quarto e quinto, ove sono incluse le specie di massimo interesse comunitario, il lupo potrà essere soggetto a prelievi selettivi.

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La discussione entrerà presto nel vivo al Parlamento e al Consiglio dell’Unione Europea. Se tutto sarà approvato, spetterà poi ai singoli Stati membri e alle loro Regioni stabilire in che modo procedere concretamente ai piani di "contenimento", utilizzando metodi più o meno cruenti.

A spingere per questa svolta è soprattutto il mondo politico di centrodestra: Flavio Tosi, europarlamentare di Forza Italia, parla di “svolta storica” e ricorda il lavoro di raccordo portato avanti con il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, per modificare un tabù che sembrava inviolabile da parte degli "ambientalisti più estremisti e della sinistra". Nella visione di Tosi, entro l’estate l’iter parlamentare europeo potrebbe concludersi.

 

Intanto, sul fronte italiano, il ministero dell’Ambiente ha già autorizzato l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) a prevedere abbattimenti fino al 3-5% della popolazione, in casi specifici di animali «confidenti, pericolosi o responsabili di predazioni multiple». Per Stefano Valdegamberi, consigliere regionale del Gruppo misto, è un "passo avanti", ma insufficiente. Secondo il suo punto di vista, il contenimento dovrebbe essere del 20-30% per sortire effetti reali, seguendo l’esempio di Paesi come la Svezia, dove si è deciso di ridurre la presenza dei lupi in maniera drastica.

Di tutt’altro avviso il WWF: Dante Caserta, responsabile Affari legali e istituzionali, denuncia la scelta definendola "gravissima" e priva del necessario supporto dei dati scientifici. Il timore è che il passo indietro sullo status di protezione possa spianare la strada ad altri interventi invasivi che rischierebbero di annullare il lavoro fatto in mezzo secolo a tutela della specie. Proprio negli anni ’70, Fulco Pratesi – da poco scomparso – lanciò l’«Operazione San Francesco», riuscendo a salvare gli ultimi cento lupi italiani dall’estinzione.

Oggi, con i lupi che da specie in declino sono divenuti oggetto di possibili piani di caccia selettiva, resta aperto il dibattito su come coniugare la difesa delle attività economiche e della sicurezza delle comunità locali con un modello di tutela e coesistenza. E la domanda, sempre più urgente, è se l’eterno “cattivo” delle favole non stia per tornare davvero tale, dopo decenni di riabilitazione.

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