VOCE
caro energia
12.03.2025 - 07:57
Centrale nucleare (Foto di repertorio)
In un contesto globale in cui la transizione energetica è al centro delle agende politiche, il presidente della regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, ha sollevato una questione cruciale: l'Italia deve accelerare sulla fusione nucleare. Fedriga ha sottolineato l'importanza di una legislazione ad hoc che possa posizionare il Paese all'avanguardia nelle tecnologie energetiche del futuro. Ma perché questa urgenza? La fusione nucleare rappresenta una delle frontiere più promettenti per la produzione di energia pulita e sostenibile, e l'Italia non può permettersi di rimanere indietro in questa corsa tecnologica.
Mentre Fedriga spinge per una normativa specifica sulla fusione, a livello nazionale il governo ha già varato un disegno di legge che promuove i piccoli reattori modulari (Smr). Questi reattori, più compatti e flessibili rispetto alle centrali nucleari tradizionali, potrebbero rappresentare una soluzione intermedia per soddisfare la crescente domanda energetica senza compromettere la sicurezza. Ma basterà questa iniziativa per rispondere alle sfide energetiche del futuro? Gli Smr sono certamente un passo avanti, ma la fusione nucleare potrebbe offrire una soluzione ancora più rivoluzionaria.
Nel frattempo, a pochi chilometri dal confine italiano, la centrale nucleare di Krško in Slovenia sta valutando il raddoppio della sua capacità. Questo progetto potrebbe fungere da modello per l'Italia, dimostrando come sia possibile espandere la capacità nucleare in modo sicuro ed efficiente. Ma l'Italia è pronta a seguire questa strada? La questione non è solo tecnica, ma anche politica e sociale. La costruzione di nuove centrali nucleari o l'espansione di quelle esistenti richiede un consenso ampio e informato, che tenga conto delle preoccupazioni ambientali e di sicurezza.
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