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Dai sindaci un appello per le scuole

“Occorre avere la possibilità di salvare classi e istituti nelle frazioni e nei piccoli Comuni”

Dai sindaci un appello per le scuole

Una levata di scudi dal Polesine per difendere le scuole e, in particolare, quelle che, stando ai freddi numeri degli alunni iscritti, dovrebbero chiudere perché non raggiungono la quota minima prevista dalle leggi per la formazione delle classi. Sono 46 i sindaci della provincia che giovedì hanno firmato una lettera indirizzata all’assessore regionale all’istruzione Valeria Mantovan, al direttore dell’Ufficio scolastico regionale Marco Bussetti e al dirigente dell’ambito territoriale Rovigo - Padova Roberto Natale per chiedere una “deroga ai criteri minimi per la formazione delle classi nelle scuole delle frazioni e dei piccoli comuni”.

La lettera illustrata dal sindaco del capoluogo Valeria Cittadin spiega nel dettaglio quali siano i motivi che hanno spinto gran parte dei sindaci a coalizzarsi in difesa delle scuole del territorio. Perché “chiudere una scuola significa spegnere una luce” dice Cittadin. Non tutti però hanno firmato la richiesta. All’appello mancano infatti le firme dei primi cittadini Marco Rossi di Frassinelle, comune che non ha scuole primarie e men che meno secondarie, Sandro Andreotti di Guarda Veneta, la cui scuola primaria afferisce all’istituto comprensivo di Polesella, Luca Prando di Lusia che spiega: “In questo periodo sono impegnato su altri fronti e non mi sono concentrato sull’argomento quindi preferisco che vadano pure avanti i colleghi. Mi sembra che si tratti di una azione di sensibilizzazione ma, a un certo punto, se non ci sono gli alunni, mica possiamo inventarli”, e il vicesindaco Thomas Giacon che sta guidando Porto Viro da quando il sindaco Valeria Mantovan è stata nominata assessore regionale, per l’appunto, all’istruzione.

Tutto parte dal calo generale della popolazione scolastica legata al fenomeno della denatalità che, stando a quanto riportato nella missiva, è “particolarmente rilevante - si legge - nei piccoli centri e nelle frazioni”. E’ questo il fattore che sta “mettendo a rischio la sopravvivenza delle scuole locali, che rappresentano un baluardo fondamentale di comunità e socialità in territori colpiti dal fenomeno dello spopolamento”.

La chiusura delle scuole per mancanza di un numero di iscritti sufficiente alla formazione delle classi è un fenomeno che “comporta non solo la perdita di un luogo di apprendimento, ma anche l’impoverimento del tessuto sociale e culturale delle comunità interessate”. Da qui la richiesta alla Regione e agli uffici scolastici competenti “di valutare l’adozione di misure di deroga a tali criteri minimi nelle scuole dei piccoli paesi e delle frazioni. L’obiettivo è quello di consentire interventi di sostegno e valorizzazione che tengano contro delle specificità territoriali e delle esigenze delle comunità locali”.

Inoltre, “l’iniziativa intende aprire un percorso di confronto costruttivo con il ministero dell’istruzione e con le istituzioni competenti, affinché si possa adottare una strategia condivisa per salvaguardare il diritto all’istruzione e al futuro dei nostri territori, sulla scorta di quanto già accade per le comunità montane che godono di una speciale legislazione”.

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