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“L’ha scosso sino ad ucciderlo”

Mamma condannata a otto anni per omicidio del suo neonato

“L’ha scosso sino ad ucciderlo”

Mamma condannata a otto anni per omicidio preterintenazionale del bimbo di tre mesi

Omicidio preterintenzionale. Questa l’ipotesi di reato per la quale una mamma marocchina di 38 anni, all’epoca dei fatti - l’estate 2023 - domiciliata a Rosolina, è stata condannata, nella giornata di oggi, venerdì 14 marzo, dalla Corte d’Assise del Tribunale di Rovigo. Secondo la ricostruzione accusatoria, avrebbe scosso il suo neonato, di appena tre mesi, sino a provocargli lesioni devastanti, alle quali non sopravvisse.

L’emergenza, a quanto ricostruito in aula, scoppiò nell’agosto del 2023, esattamente il giorno di Ferragosto, quando la mamma chiamò il 118. Il personale sanitario comprese immediatamente la gravità della situazione, facendo intervenire anche l’elicottero, che portò il neonato immediatamente in ospedale a Padova. Qui, però, il 25 agosto, il piccolo terminò la sua lotta per la vita.

Nell’immediatezza, la mamma avrebbe spiegato che il piccolo era caduto dal lettino; gli approfondimenti medici e diagnostici eseguiti a Padova, tuttavia, avrebbero rivelato una realtà molto differente, individuando “traumatismi cerebrali e midollari con encefalopatia ipossico-vaschemica”, descritti nel referto dell’autopsia.

Fuori di gergo medico legale, significa che il bimbo sarebbe stato scosso con violenza, sottoponendolo a quel trattamento noto come “baby shaking”, in grado di provocare conseguenze devastanti, sino alla morte.

Un trattamento, quindi, estremamente traumatico, eseguito su un piccolo che già versava in condizioni particolari. Il bimbo, infatti, era nato prematuro e per varie settimane era rimasto in ospedale. Non solo: era affetto da una malattia genetica rara, la sindrome di Sotos, caratterizzata da una crescita particolare del cranio e da difficoltà di apprendimento.

Dopo il decesso e quanto emerso nel corso dell’autopsia, era partito il procedimento penale culminato con la condanna della mamma.

La pena inflitta dal giudice è stata quella che era stata richiesta dal pubblico ministero, mentre la difesa, affidata agli avvocati avvocati Michela Marangon e Renzo Fogliata, aveva insistito per l’assoluzione. Una volta lette le motivazioni della sentenza, verrà senza dubbio proposto appello. Ci sarà, quindi, un processo di secondo grado.

Il processo in Corte d’Assiste è stato celebrato con la formula del rito abbreviato, che consente, a quanti vi si sottopongono, di ottenere, in caso di condanna, uno sconto pari a un terzo del totale.

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