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Così sui social ti fai male. Davvero

Sfide estreme in aumento, ma mettono a rischio la vita dei giovani

Sfide pericolose sui social: un allarme per la sicurezza dei giovani nel Nordest

Nel cuore del Nordest italiano, un fenomeno inquietante sta prendendo piede tra i giovani: le sfide pericolose sui social network. Queste pratiche estreme, che spesso mettono a repentaglio la vita di chi le compie, stanno destando preoccupazione tra le autorità e le comunità locali. Ma cosa spinge i giovani a partecipare a questi giochi rischiosi? E quali sono le conseguenze di queste azioni?

Negli ultimi anni, le sfide pericolose sui social media sono diventate una sorta di rito di passaggio per molti giovani. Tra le più recenti, quella di salire sulle gru dei cantieri e scattare una foto senza utilizzare le mani per reggersi. Questa pratica, che ha già superato in popolarità il pericoloso selfie sui binari ferroviari, si sta diffondendo rapidamente grazie alla facilità con cui è possibile accedere ai cantieri. Le polizie postali di Trieste, Pordenone e Udine sono in allerta, monitorando attentamente i social network per prevenire tragedie.

Le sfide sui social non si limitano alle gru. Il "balconing", ad esempio, consiste nel saltare da un balcone all'altro o in una piscina da un'altezza di almeno cinque metri, spesso sotto l'effetto di alcol o droghe. Il binge drinking, invece, è un'altra pratica diffusa tra i giovani pordenonesi, che consiste nell'assunzione rapida di grandi quantità di alcol per raggiungere uno stato di ubriachezza immediata. Un altro gioco pericoloso è il "cocking game" o "space monkey", che prevede un finto strangolamento per bloccare l'afflusso di ossigeno al cervello, causando una temporanea perdita di sensi. Questa pratica può provocare gravi lesioni cerebrali o addirittura la morte. Nei pronto soccorso della regione, non è raro vedere giovani con gli occhi infiammati a causa dell'"eye balling", che prevede l'uso di superalcolici come collirio, con rischi di danni permanenti alla vista.

Di fronte a questa emergenza, le autorità locali e le forze dell'ordine stanno intensificando gli sforzi per monitorare e prevenire questi comportamenti. Tuttavia, la soluzione non può limitarsi alla sorveglianza. È fondamentale coinvolgere le famiglie, le scuole e le comunità locali in un dialogo aperto e costruttivo sui rischi associati a queste pratiche. Educare i giovani sui pericoli delle sfide estreme e promuovere un uso consapevole dei social media sono passi essenziali per contrastare questo fenomeno. Le scuole possono svolgere un ruolo chiave, integrando nei programmi educativi momenti di riflessione e sensibilizzazione.


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