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economia
19.03.2025 - 08:21
Una crisi d’impresa ogni tre giorni in Veneto: è una curva in aumento quella presentata ieri, nella Camera di Commercio di Rovigo, in occasione del convegno “Dall’osservazione delle variabili creditizie e di crescita economica alla prevenzione e gestione della crisi d’impresa”.
La chiusura delle imprese marca un impoverimento territoriale ma non è il solo dato che contribuisce a un ulteriore indebolimento socio-finanziario di un’area. Come hanno evidenziato i relatori al workshop, si aggiungono l’andamento economico sfavorevole e l’invecchiamento della popolazione.
“Quest’anno abbiamo focalizzato il problema dell’invecchiamento e delle dinamiche demografiche. Abbiamo mappato il Veneto in modo da capire quali sono le zone dove questo fenomeno si avverte in maniera particolare. Il rodigino è una di queste”, ha rimarcato Pier Luigi Ruggiero, direttore Banca d’Italia sede di Venezia, anticipando i dati sull’andamento del credito e sulle dinamiche demografiche in Veneto raccolti dalla divisione di Ricerca Economica di Bankitalia.
I dati rilevati nei primi 75 giorni del 2025, in tutta la regione, parlano chiaro: 29 sono state le istanze arrivate alla Commissione per la nomina dell’esperto volta a scongiurare la crisi imprenditoriale e la relativa cessazione d’attività; 5 in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, confermando un trend di aumento pari al 21%.
Sono sempre di più le aziende che scelgono di rivolgersi alla cosiddetta Composizione Negoziata della Crisi d’impresa (Cnc), il sistema messo a disposizione da Unioncamere che permette all'imprenditore, in condizioni di squilibrio patrimoniale tali da prevedere la chiusura dell’attività o l’insolvenza, di chiedere al segretario generale della camera di commercio di riferimento, la nomina di un esperto indipendente quando risulti perseguibile un possibile risanamento della situazione imprenditoriale.
Facendo un rapido confronto tra i dati del 2021 e quelli del 2024, ovvero, dall’anno di entrata in vigore dell’istituto, le istanze presentate in Veneto da 2 sono cresciute a 97. Sulle 196 imprese che hanno fatto richiesta, 36 hanno potuto concludere felicemente le prassi, salvando così 1.655 posti di lavoro.
Tra le misure di riassestamento imprenditoriale andate per la maggiore, la modalità degli accordi sottoscritti dall’imprenditore, dai creditori e dall’esperto, oppure tramite dei concordati preventivi, o ancora, attraverso concordati in continuità indiretta. Il 2024, in termini assoluti, si è confermato l’anno con più istanze gestite.
Record, però, che potrebbe essere infranto a breve: se il trend in aumento dovesse proseguire stabile per il corso dei prossimi mesi, si potrebbe arrivare, secondo le stime, a un totale di circa 117 istanze nel 2025. Un climax che non accenna a diminuire anche se non in misura allarmante, come ha sottolineato nei saluti istituzionali, il presidente della Camera di commercio Venezia Rovigo, Massimo Zanon: “La Camera di commercio è a disposizione per cercare, difronte ai momenti di allarme, di dare risposte e soluzioni approfittando di norme a tutela di tutti. I numeri non sono allarmanti e nemmeno difficili da accettare, anche se vorremo fossero più vicino allo 0 piuttosto che alle piccole percentuali. Il Veneto non è la regione più ricca d’Italia per i numeri negativi: non è una gara a chi è più sfortunato con le imprese”.
Il beneficio delle nomine degli esperti è da riscontrare anche a livello di fatturati: delle 7 aziende polesane, prima del deposito della richiesta, due fatturavano meno di un milione di euro.
Secondo Istat, il 2024 ha segnato un’inflessione negativa della popolazione veneta, un -1,1% rispetto al 2014. Calo anche delle nascite e delle donne in età fertile. “Il messaggio che lanciamo - ha aggiunto Ruggiero - è maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro e la capacità di attrarre e trattenere forza lavoro giovane e qualificata”.
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