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Lo studio

A Rovigo chiudono due negozi al mese

Avanza la desertificazione commerciale: nel capoluogo 109 attività in meno fra 2019 e 2024

A Rovigo chiudono due negozi al mese

Nel giro di cinque anni Rovigo ha detto addio a 109 attività commerciali, quasi 22 all’anno, praticamente due al mese, con una flessione pari al -13,44%. Ben oltre una su dieci. Con il numero complessivo sceso da 811 a 702.

In particolare, l’emorragia fra 2019 e 2024 ha colpito il centro storico, con 68 attività che hanno chiuso i battenti e con il il totale passato da 461 ad appena 393, ben il -15%, mentre 41 sono le attività che si sono perse in un lustro nel resto del territorio del capoluogo, scese da 350 a 309, con un -11,71%.

Se si allarga lo sguardo a una dozzina di anni fa, nel confronto fra 2012 e 2024 emerge come Rovigo abbia perso ben 185 attività, 111 solo in centro e 74 nel resto del territorio.

Andando a vedere nel dettaglio, negli ultimi cinque anni, si sono persi cinque negozi di prodotti alimentari e bevande, tre tabaccai, cinque distributori di carburante per autotrazione, sette negozi di altri prodotti per uso domestico in esercizi specializzati, cinque esercizi non specializzati, due di articoli culturali e ricreativi, sei di commercio al dettaglio al di fuori di negozi, banchi e mercati, 22 di altri prodotti in esercizi specializzati, 28 bar e 6 ristoranti, due alberghi e ben 31 attività di commercio al dettaglio ambulante. Ci sono però anche dei settori con il segno più: i servizi di alloggio, quattro attività in più, e le altre forme di alloggio, altre sei attività, nonché sette negozi di prodotti informatici e telefonici.

La desertificazione commerciale che avanza è stata fotografata dall’analisi “Città e demografia d’impresa” realizzata dall’Ufficio Studi di Confcommercio in collaborazione con il Centro Studi Guglielmo Tagliacarne. Purtroppo, non si tratta certo di un fenomeno limitato a Rovigo, perché la desertificazione commerciale è un problema comune ad ogni latitudine.

“Tra il 2012 e il 2024, in Italia - rimarca Confcommercio - sono spariti quasi 118mila negozi al dettaglio e 23mila attività di commercio ambulante; in crescita le attività di alloggio e ristorazione (+18.500). Nello stesso periodo, nel commercio, negli alberghi e nei pubblici esercizi, si registra una forte crescita di imprese straniere (+41,4%) mentre quelle a titolarità italiana segnano solo un +3,1%. E del totale della nuova occupazione straniera nell’intera economia (+397mila occupati negli ultimi 12 anni) il 39% si concentra nel commercio, nell’alloggio e nella ristorazione (+155mila); nei centri storici chiudono più negozi che nelle periferie, sia al Centro-Nord che nel Mezzogiorno. Nei Comuni al centro dell’analisi sono spariti, negli ultimi 12 anni, quasi 31mila esercizi al dettaglio in sede fissa, riduzione che si accompagna a quella degli sportelli bancari che tra il 2015 e il 2023 sono passati da 8.026 a 5.173 (-35,5%)”.

E, tra i settori merceologici, “nei centri storici si riducono le attività tradizionali (carburanti -42,1%, libri e giocattoli -36,5%, mobili e ferramenta -34,8%, abbigliamento -26%) e aumentano i servizi (farmacie +12,3%, computer e telefonia +10,5%) e le attività di alloggio (+67,5%) al cui interno si registra un vero e proprio boom degli affitti brevi (+170%), dovuto alla forte accelerazione nell’ultimo anno, mentre gli alberghi tradizionali calano del 9,7%”.

A livello territoriale, le regioni del Nord evidenziano le maggiori perdite di negozi al dettaglio, mentre al Centro-Sud si registra una maggiore tenuta: dei 122 comuni presi in esame dall’analisi, ai primi 5 posti si collocano Ancona (-34,7%), Gorizia (-34,2%), Pesaro (-32,4%), Varese (-31,7%) e Alessandria (-31,1%); nelle ultime 5 posizioni i Comuni che registrano la migliore tenuta sono Crotone (-6,9%), Frascati (-8,3%), Olbia (-8,6%), Andria (-10,3%), Palermo (-11,2%).

Secondo Paolo Testa, responsabile Urbanistica e Rigenerazione Urbana di Confcommercio, "la desertificazione commerciale continua, dunque, a rappresentare un elemento di depauperamento economico e sociale dei centri urbani che, tenendo conto anche della contestuale riduzione del numero di sportelli bancari, rischia di trasformarsi in un vero e proprio declino delle città. E’ un fenomeno che va contrastato con progetti di riqualificazione urbana per mantenere servizi, vivibilità, sicurezza e attrattività e in questa direzione va il progetto Cities di Confcommercio che ha elaborato le prime proposte per la rigenerazione delle città”.

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Commenti all'articolo

  • frank1

    25 Marzo 2025 - 08:04

    a chi si meraviglia,la domanda è semplice:lo sapete quanto costa tenere in piedi una partita iva?? lo sapete che il costo del lavoro è il piu' alto in europa??

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