VOCE
AGRICOLTURA
26.03.2025 - 15:35
Il WWF Italia partecipa alla "Marcia Stop Pesticidi", in programma per domenica 30 marzo nelle regioni del Trentino-Alto Adige e del Veneto. L'evento sottolinea l'urgenza di ridurre l'uso di sostanze chimiche nocive in agricoltura. Questo avviene pochi giorni dopo la conclusione dell'evento "Agricoltura E'" a Roma, organizzato dal Masaf, che evidenzia i diversi aspetti del settore agricolo. Tuttavia, secondo il WWF, questo tipo di iniziativa tende a celare i difetti dell'agricoltura industriale, specialmente l'uso di pesticidi chimici che contaminano ecosistemi e mettono in pericolo la salute umana in aree a forte sfruttamento agricolo.
La "Marcia Stop Pesticidi" mira ad aumentare la consapevolezza sui rischi legati all'esposizione ai pesticidi. Gli abitanti del Trentino-Alto Adige marceranno a Caldaro, mentre nel Veneto il percorso si estenderà da Cison fino all'Abbazia di Follina. Gli organizzatori ribadiscono che la riduzione dell'uso dei pesticidi dovrebbe rimanere una priorità dell'Unione Europea e criticano l'idea che innovazioni come i nuovi OGM, noti in Italia come TEA (Tecniche di Evoluzione Assistita), possano rappresentare soluzioni valide.
Il WWF esprime preoccupazione per la recente "Visione dell’Agricoltura e Alimentazione" presentata dalla Commissione europea, che sembra aver archiviato definitivamente il Regolamento europeo sull'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (SUR), eliminando l'obiettivo di ridurre del 50% l'uso dei pesticidi entro il 2030. L'associazione promuove l'agroecologia e l'agricoltura biologica come valide alternative; il settore biologico italiano è in crescita, con quasi 2,5 milioni di ettari coltivati biologicamente entro la fine del 2023, un aumento del 4,5% rispetto all'anno precedente, rappresentando il 19,8% della Superficie Agricola Utilizzata (SAU) totale di 12,4 milioni di ettari.
Nonostante questi progressi, il WWF denuncia che l'Italia è ancora priva di un Piano di Azione Nazionale aggiornato per l'uso sostenibile dei pesticidi. E' scaduto nel 2019 e non è stato rinnovato con misure più rigorose, come l'adozione di una distanza di sicurezza di almeno 50 metri dalle abitazioni per i trattamenti fitosanitari, e l'applicazione delle linee guida per la tutela delle acque e della biodiversità, definite da un Decreto interministeriale del 2015, ma non ancora applicate.
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