VOCE
l’incontro
28.03.2025 - 21:31
C'è qualcosa che, più della nebbia, mescola le carte, si annida tra i concorsi, nasconde la realtà degli appalti: le infiltrazioni mafiose negli ingranaggi dello Stato sono infatti uno dei problemi più urgenti che la pubblica amministrazione deve affrontare e contrastare.
Solo in Veneto, secondo i dati riferiti al biennio 2022-23, i reati detti “spia” (usura, estorsione, riciclaggio di denaro, truffe, frodi informatiche) sono raddoppiati rispetto al 18-19. E sono solo il fanale di coda di perquisizioni, sequestri, denunce e arresti eseguiti negli anni precedenti.
Proposte, testimonianze e riflessioni sono state offerte venerdì pomeriggio al Salone del grano di Rovigo nel convegno “La nebbia del pubblico impiego: da cosa pubblica a cosa nostra”. Organizzato da Cgil e funzione pubblica Cgil Rovigo. Presenti nomi di grande rilievo nel contrasto alla criminalità organizzata, Luca Tescaroli, procuratore della Repubblica di Prato e magistrato antimafia, Giovanni Impastato (fratello di Peppino), Rosy Bindi, ex presidente della commissione parlamentare antimafia e in collegamento video, e Serena Sorrentino, segretaria generale Fp Cgil.
Il nostro territorio è immune? Una cittadina, fatta di piccole medie imprese, può rimanere indenne a questo fenomeno? Queste alcune delle domande che hanno attraversato la tavola rotonda, con la moderazione di Stefano Milani, in una sala gremita di cittadini e autorità, tra le quali il procuratore della Repubblica di Rovigo, Manuela Fasolato, il sindaco Valeria Cittadin, il direttore Ulss5, Pietro Girardi, e Gian Michele Gambato della Camera di Commercio, l’onorevole Nadia Romeo. Dopo i saluti introduttivi di Pieralberto Colombo, segretario Cgil Rovigo e Riccardo Mantovan, segretario Fp del capoluogo, Giovanni Impastato ha esordito: "Oggi, qui davanti a voi è come se vedessi lui davanti a me. Le sue battaglie sono attualissime e anche la memoria è un mezzo per combattere contro le infiltrazioni, specie nel settore pubblico", ricordando per eventi alcuni dei nodi fondamentali del "caso Impastato".
"Mafia e pubblica amministrazione: un binomio troppo presente che può essere affrontato con la memoria di ciò che è stato ma anche con l’azione di contrasto efficace, con anche l’introduzione di nuovi strumenti per combattere realtà che prima erano sconosciute e oggi hanno acquistato terreno” ha sottolineato Luca Tescaroli.
"Abbiamo sconfitto la mafia delle stragi - ha aggiunto Rosy Bindi - l'arresto di Matteo Messina Denaro ha chiuso un anello ma ora occorre rafforzare l'apparato normativo attraverso il quale le mafie riescono a far penetrare il loro potere. Purtroppo, non ultima è la questione della nuova approvazione della legge appalti. In questa legislatura si sono aperti dei varchi, di fatto. Si sta intervenendo alla depenalizzazione reati spia. La lotta alla mafia deve unire le forze politiche, non creare divisioni. Se, in nome del profitto, si infrangono regole di legalità, è un furto di democrazia".
Ha concluso Sorrentino: "Cosa possono fare le pubbliche amministrazioni? I piani triennali anti corruzione: sono sostanzialmente una fotocopia che controlla una catena certa di intervento sotto il controllo dell'unità anti corruzione". Non basta solo uno strumento formale, ha aggiunto: “8.000 comuni, 35.000 amministrazioni, quante di queste sono registrate sulla piattaforma che tutela chi segnala illeciti, di norma e tutela europea? Poco più di 5.000. Occorrono segnali”.
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