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“Vogliamo il nuovo contratto”

Alta adesione allo sciopero dei metalmeccanici nell’ambito della vertenza che si trascina da mesi

“Vogliamo il nuovo contratto”

“Questo contratto ce lo conquisteremo, centimetro dopo centimetro”. Questo il grido risuonato in piazza Duomo al comizio conclusivo della mattinata di sciopero e manifestazione dei metalmeccanici per il rinnovo del contratto. Un’ennesima azione di protesta che arriva dopo 55 assemblee e dopo mesi di agitazione.

Gli operai rodigini avevano già incrociato le braccia e manifestato il 15 gennaio scorso per lo sciopero provinciale. Oggi, nell’estenuante braccio di ferro per il Contratto collettivo di lavoro nazionale delle aziende aderenti a Federmeccanica e e Assistal, la giornata proclamata a livello nazionale. E Rovigo ha risposto: secondo i dati ufficiosi arrivati dai delegati, ai Cantieri Visentini l’adesione allo sciopero è stata del 100% all’Irsap 75%, all’Agritalia l’80%, alla Rpm dell’85%, alla Sit del 70%, alla Incold del 50%, solo per citarne alcune. “Un’ottima riuscita, anche aziende dove normalmente sono restii a scioperare oggi c’erano 5/6 persone per turno”, è il commento di Fiom Cgil, Uilm e Fim Cisl che con i segretari polesani Davide Benazzo e Mirco Bolognesi e Luca Gazzabin ed Enrico Rezzi per la segreteria di Padova e Rovigo hanno guidato il corteo, con tantissime bandiere, fischietti, tamburi e vuvuzelas, che da piazzale Guido Consigli, davanti alla Questura, si è snodato attraverso Rovigo fino a piazza Duomo, scelta non a caso, visto che lì si trova la sede rodigina di Confindustria.

Un corteo che, secondo gli organizzatori ha messo insieme circa 500 persone, anche se la Questura indica una cifra attorno ai 300. Comunque tanti lavoratori e soindacalisti che hanno chiesto a gran voce: “Con-trat-to”. Sono risuonate parole d’ordine come “dignità del salario” e “lotta alla precarietà”, ma anche “sicurezza sul lavoro”.

Infine, la rivendicazione della piattaforma contrattuale e la conclusione “battagliera”: “Loro ci vogliono ricattabili, precari, silenziosi, ma non ci avranno mai come vogliono loro. Scenderemo ancora in piazza perché quella ricchezza prodotta dai lavoratori non deve diventare solo profitto, ma va ridistribuita”.

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