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Cimitero ebraico, addio alberi

Non è stata una potatura

Cimitero ebraico, addio alberi

Non una potatura “violenta”, ma un vero e proprio abbattimento di tutti gli alberi che crescevano all’interno del cimitero ebraico di piazzale Soccorso. Uno dopo l’altro sono caduti sotto i colpi delle motoseghe, lasciando quello che appariva come un giardino di meditazione e riflessione spoglio e disadorno, fra l’altro passando con mezzi pesanti anche sopra ad alcune tombe.

Non certo il massimo se si considera che si tratta di un luogo che oltre a una valenza religiosa ha anche una significativa portata storica, seppur privato. Ma le manutenzioni, si sa, richiedono cura e attenzione. Buttar giù tutto è più veloce. E indolore se non si riconosce il valore ecosistemico che gli alberi rivestono, tanto più in un momento di cambiamenti climatici come quello che stiamo attraversando.

Ma c’è anche un valore paesaggistico e per questo sorprende che in un simile luogo ed in un simile contesto come quello della Rotonda sia stata autorizzata una simile strage. E la Sovrintendenza, tanto attenta al colore dei cuscini delle sedie dei dehors, forse potrebbe guardare anche alla trave nell’occhio del cuore cittadino. Intanto, nella speranza che nuovi alberi vengano ripiantati, Italia Nostra parla di “taglio di alberi discutibile”, mentre l’associazione Il Tarassaco nota: “Un cimitero senza alberi è espressione autentica di malinconia e abbandono”.

Di sicuro è stato fatto un deserto e sarà chiamato manutenzione. La cura del verde, alleato prezioso e patrimonio vivente, è un’altra cosa. Del resto, come recita il libro dei Proverbi, nella Bibbia, “Il frutto del giusto è un albero di vita”. Non un albero abbattuto.

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