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SOCIETA'

Donne: prime all'università, ma ultime sul lavoro

Ecco i dati 2024 delle disuguaglianze salariali e occupazionali

Ecco i dati 2024 delle disuguaglianze salariali e occupazionali

Le donne italiane continuano a primeggiare nel panorama accademico, imponendosi come leader nella costanza e nelle prestazioni universitarie. Il Rapporto 2024 del Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea, che ha analizzato i dati di 300mila laureati nel 2023, evidenzia come le donne costituiscano il 60% dei laureati, con il 64% di loro che completa il percorso di studi nei tempi previsti, superando il 57,9% degli uomini. Con una media di voti di 104,8 su 110, superiore a quella maschile (102,9), le donne dimostrano una forte motivazione culturale, con il 30,6% delle laureate spinte da tali motivazioni, rispetto al 27,6% degli uomini. Le studentesse si mostrano inoltre più propense a partecipare ad attività extra-studio come stage e tirocini. Tuttavia, permane una disparità economica, con il 28,5% delle donne laureate che riceve una borsa di studio, contro il 23,9% degli uomini.

Nel campo delle lauree STEM (Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica), le donne stanno colmando il divario con gli uomini, che restano ancora predominanti al 58,6%. Nonostante ciò, le laureate conseguono risultati accademici eccellenti, con una media voti di 104,5 rispetto al 102,6 degli uomini. Inoltre, il 61,3% delle donne partecipa a training stagistici riconosciuti, superando il 52,7% degli uomini che completano il percorso di studi nei tempi stabiliti.

Nonostante le eccellenti performance accademiche, le donne continuano ad affrontare disuguaglianze nel mercato del lavoro. Il Rapporto 2024 sulla Condizione occupazionale dei laureati evidenzia che, a cinque anni dal titolo, il tasso di occupazione femminile è dell'86,8%, inferiore al 90,2% degli uomini. Le donne sono più spesso impiegate con contratti a tempo determinato (17% contro 9,9% degli uomini) e percepiscono in media 1.711 euro netti mensili, rispetto ai 1.927 euro degli uomini. Le donne tendono a lavorare nel pubblico impiego e nell'insegnamento, settori caratterizzati da minore stabilità contrattuale. Inoltre, le laureate con figli affrontano ulteriori svantaggi, con un tasso di occupazione del 76,7% rispetto al 94,9% degli uomini, e un differenziale retributivo che raddoppia al 21% rispetto ai colleghi senza figli.

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