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L'ANNIVERSARIO

Autismo: troppe discriminazioni, poche tutele

Oggi la Giornata mondiale

Giornata Mondiale dell'Autismo: ancora tante discriminazioni e poche tutele

Il 2 aprile si celebra in tutto il mondo la Giornata Mondiale della Consapevolezza dell'Autismo, un'occasione per riflettere su una condizione che coinvolge milioni di famiglie e che esige un impegno collettivo per promuovere inclusione e comprensione. La scelta della data, sancita dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2007, è accompagnata dal simbolismo del colore blu, il quale illumina i principali monumenti globali per esprimere solidarietà verso le persone autistiche e le loro famiglie.

Nonostante le promesse reiterate da parte delle istituzioni e delle aziende, l'impegno concreto nei confronti dell'autismo spesso rimane insoddisfacente. La Legge 104/92 rappresenta un punto di riferimento essenziale per la tutela dei disabili e dei loro familiari, garantendo tre giorni di permesso retribuito al mese. Tuttavia, tale misura è frequentemente percepita come un ostacolo nelle relazioni lavorative, con beneficiari che si scontrano con discriminazioni velate e vengono relegati a mansioni inferiori.

Secondo dati diffusi dall'Istituto Superiore di Sanità (ISS), in Italia un bambino su 77, nella fascia d'età 7-9 anni, manifesta un disturbo dello spettro autistico. La crescente diffusione di queste diagnosi impone un notevole sforzo da parte delle istituzioni educative e sanitarie, che si trovano a dover gestire cifre di tale portata. Tuttavia, il Paese manca di stime nazionali aggiornate sulla prevalenza dell'autismo. Le informazioni più recenti risalgono a circa dieci anni fa e riguardano esclusivamente le regioni di Emilia-Romagna e Piemonte.

Gli esperti sottolineano l'importanza cruciale della diagnosi precoce nel migliorare la qualità della vita delle persone sullo spettro autistico. La Sinpia (Società Italiana di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza) ha stilato un elenco di dieci campanelli d'allarme per aiutare i genitori e gli operatori a riconoscere i potenziali segnali nei bambini, tra cui la mancata risposta al proprio nome dopo i 12 mesi, l'evitamento del contatto visivo e delle relazioni con i coetanei, e la presenza di comportamenti ripetitivi.

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