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il caso

“Ci resta solo la cassa integrazione”

Permunian: “Avevamo 12mila pratiche in corso, 420 dipendenti con un milione di stipendi al mese”

“Ci resta solo la cassa integrazione”

“Fiducia che qualcosa possa cambiare e la nostra attività possa ripartire? Sinceramente no, purtroppo. Non vedo alternative alla cassa integrazione”. Parole amare quelle di Fabrizio Permunian, a capo dello Studio legale Permunian e di altre società nate per “gemmazione” al crescere dell’attività. Attività ora divenuta impossibile.

Quale attività? Quella di permettere cittadini stranieri che vantano la discendenza da un avo italiano di ottenere la cittadinanza italiana. Un’attività ora divenuta impossibile per le nuove disposizioni introdotte dal decreto legge approvato il 28 marzo dal Governo, che prevede che gli italo-discendenti nati all’estero siano automaticamente cittadini solo per due generazioni, una misura sollecitata anche da tanti sindaci di piccoli Comuni, perché la mole di richieste negli ultimi mesi era cresciuta a dismisura ingolfando gli uffici.

“Noi non abbiamo intasato nulla - spiega Permunian - La nostra clientela era esclusivamente statunitense, anche qualche attore di seconda fascia di Hollywood, nessun sudamericano, tutti oriundi, moltissimi con cognome ancora italiano. Persone ad alto reddito, che portavano tanto denaro in Italia. Una decina sono venuti ad abitare a Rovigo, una decina a Ferrara, circa 200 in tutta Italia. In questo momento abbiamo circa 12mila pratiche in corso, avevamo sedi operative a New York, Dallas, Memphis, Los Angeles, 420 dipendenti fra Italia, Stati Uniti, San Marino, Croazia e una sede anche in India, aperta a settembre, quasi tutti dipendenti a busta paga: pagavo un milione di stipendi al mese. Ma ora tutto si è fermato, di colpo. Da venerdì. E, per questo, siamo costretti a chiedere la cassa integrazione per i circa 200 lavoratori che abbiamo in Italia, tutte ragazze giovani, quasi tutte residenti a Rovigo, una cinquantina che arrivava da regioni del Sud alle quali avevamo dato un’abitazione in città e che sembravano decise a stabilirsi qui, perché non c’è più gettito perché non possiamo più fare clienti nuovi né possiamo concludere le pratiche in corso. Ho parlato alle ragazze e ho detto loro che non abbiamo alternative: non ci sono più soldi per pagare gli stipendi. Se non cancellano quel decreto legge, non ci saranno più. E non credo che ci siano i margini perché possa cambiare qualcosa. Abbiamo anche il problema di restituire le caparre per le pratiche avviate e che non potremo portare a termine perché il decreto legge ha effetto immediato. Almeno poteva essere fatto con gradualità”.

Martedì ci sarà l’incontro fra i sindacati e l’azienda per l’esame congiunto della Cassa integrazione come prevede la normativa. Elisa Cavallaro della Filcams Cgil e Diego Marcomini, della Fisascat Cisl hanno già preannunciato che cercheranno di coinvolgere l’ufficio crisi della Regione Veneto per attivare ogni strumento di tutela. Il problema, però, è che l’attività non sembra avere un futuro a meno di rivoluzioni rispetto al decreto legge di venerdì, che però è arrivato dopo un lavoro di mesi e difficilmente può essere cancellato come se nulla fosse.

Permunian, insieme alla responsabile legale Giuditta Grisolia e alla direttrice Elena Botton, i cui occhi erano più eloquenti di mille parole, ha voluto sottolineare che il decreto legge sembra nato soprattutto per i problemi insorti per le tante richieste di cittadinanza dal Sud America, prevalentemente dal Brasile, “perché interessati al passaporto italiano per poi andare a cercare lavoro in Europa, ma la nostra clientela è completamente diversa: è tutta concentrata sugli Stati Uniti, benestanti che amano l’Italia e vogliono venire per starci o venire in vacanza, o comunque investire. Questa attività è partita nel 2014 per un’intuizione di mio figlio Marco, che è avvocato e che si trovava negli Stati Uniti. Siamo diventati leader mondiali in questo tipo di lavoro. Mio figlio è stato anche intervistato dalla Cnn e avevamo entrate in continua crescita. Grazie anche all’effetto Trump, marzo è stato il mese in cui abbiamo avuto più clienti: il passaporto italiano è il più ambito nel mondo. Il costo di una pratica? Variava in base a molti fattori, dai 5mila ai 20mila euro. Per una pratica mediamente ci volevano dai tre ai cinque anni. Quante ne abbiamo fatte in tutto? Circa 30mila”.

Nel crescendo dei volumi, la galassia di società, con la stella polare della società “Italian Citizenship Assistance” è arrivata ad avere otto diversi uffici sparsi per Rovigo. Da qualche mese tutti raggruppati nell’ex palazzo del Catasto, 1.600 metri quadri in Corso del Popolo, che Permunian ha comprato tre anni fa e poi ristrutturato con un investimento da due milioni di euro. Aperto da pochi mesi e mostrato con un sentimento fra l’orgoglio e il dolore come quello di quando finisce una storia d’amore: tutto nuovo, sulle tonalità del blu e del lilla, con una cucina per piano, computer Apple nuovi di zecca. Duecento postazioni. Fino a venerdì con ragazze intente a lavorare. Ora deserte, vuote, silenziose.

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