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Il biometano? Da “ri-approvare”

L’11 aprile i sindaci polesani chiamati alla scelta se confermare o meno il progetto di Ecoambiente

Il biometano? Da “ri-approvare”

Il prossimo 11 aprile sarà il giorno della verità per l’impianto di Ecoambiente. Perché in quella data i sindaci polesani che rappresentano i soci del Consiglio di bacino, ente che sovrintende il ciclo integrato dei rifiuti a livello provinciale e presieduto da Tiziano Menon, consigliere comunale della lista civica Cittadin sindaco, saranno chiamati a deliberare il seguente ordine del giorno: “Conferma dell’impianto di digestione anaerobica e di compostaggio con produzione di biometano da Forsu in località Sarzano come previsto dal Piano d’ambito e dal Piano industriale di Ecoambiente, come approvato dalla Provincia di Rovigo”.

Ad annunciare la formulazione dell’ordine del giorno è lo stesso presidente Menon: “Il tema, ovvero la delibera che i sindaci dovranno votare sarà la riapprovazione dell’impianto”. La delibera, non necessaria dal momento che l’assemblea dell’ente ha già approvato all’unanimità la realizzazione dell’impianto, perché tutti i sindaci della provincia avevano dato l’ok al progetto proposto da Ecoambiente, verrà comunque presentata per decidere, una volta per tutte, se il progetto avrà un seguito o se verrà bloccato, come auspica il Comune di Rovigo ed il sindaco Valeria Cittadin, la quale senza mezzi termini ha detto: “Io nel mio territorio questo impianto non lo voglio”. Progetto che, tra l’altro, il 31 marzo ha ottenuto il via libera anche sotto il profilo tecnico dagli organismi autorizzativi. Sì, perché la conferenza di servizi decisoria ed il comitato Via della Provincia di Rovigo hanno espresso parere favorevole. E dunque non ci sarebbe alcun ostacolo per l’azienda pubblica che si occupa della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti in Polesine, (della quale Rovigo detiene il 51% delle quote) una volta ricevuta la documentazione da palazzo Celio, a proseguire sulla strada dell’insediamento che vale circa 20 milioni di euro, 12 dei quali da fondi Pnrr, con l’appaltatore già individuato nella ditta Waste to Methane srl.

I dubbi di Cittadin però hanno pesato notevolmente: il finanziamento Pnrr scade a giugno 2026 ed entro quella data il nuovo impianto a biometano dovrebbe essere già realizzato, collaudato e rendicontato. Altrimenti addio ai 12 milioni con il rischio, secondo il sindaco del capoluogo, che si verifichi un rincaro delle bollette che gravano su tutti i cittadini polesani. Per fare chiarezza sono state anche affidati due approfondimenti tecnici, le famose “due diligence”, sia dal Consiglio di bacino ai professionisti di Agenia, che dall’amministratore delegato di Ecoambiente Nadir Destefani, su indicazione di Cittadin, allo studio legale Gianni&Origoni insiem alla società Sinloc spa e al dottore biologo Francesco Codato.

Entrambe le verifiche sono state presentate ai sindaci, visto che presentano risultati diversi, ma una quadra non è stata trovata. Perché alla fine è la politica e, in particolare, il centrodestra ad essersi divisa tra chi è favorevole all’impianto e chi è contrario. Da una parte la giunta di palazzo Nodari che ha approvato un atto di indirizzo con il quale esprime la contrarietà al progetto, contrarietà condivisa anche dal commissario provinciale di Fratelli d’Italia e senatore Bartolomeo Amidei, dall’altra la Lega guidata dal coordinatore provinciale Guglielmo Ferrarese che, invece, ha abbracciato la linea del sì all’insediamento come pure sono favorevoli gli esponenti del centrosinistra, civici compresi. La palla, a questo punto, passa nelle mani dei sindaci.

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